Pereto - Rocca di Botte

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venerdì 27 aprile 2018

Incontri di formazione: "Vedere per credere o credere per vedere?"


Pastorale giovanile - Diocesi di Avezzano




Esortazione Apostolica " Gaudete et exsultate" - Papa Francesco

Per essere santi non è necessario essere vescovi, 
sacerdoti, religiose o religiosi. 

Molte volte abbiamo la tentazione di pensare
che la santità sia riservata a coloro 
che hanno la possibilità di mantenere 
le distanze dalle occupazioni ordinarie, 
per dedicare molto tempo alla preghiera. 

Non è così. 

Tutti siamo chiamati ad essere santi 
vivendo con amore e offrendo ciascuno 
la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova...

Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi 
in un cammino di santità. 
Lascia che tutto sia aperto a Dio 
e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo.

Non ti scoraggiare, 
perché hai la forza dello Spirito Santo 
affinché sia possibile, e la santità, 
in fondo, è il frutto dello Spirito Santo nella tua vita (cfr Gal 5,22-23)...

Nella Chiesa, santa e composta da peccatori, 
troverai tutto ciò di cui hai bisogno 
per crescere verso la santità. 

Il Signore l’ha colmata di doni 
con la Parola, i Sacramenti, i santuari, 
la vita delle comunità, la testimonianza dei santi, 
e una multiforme bellezza 
che procede dall’amore del Signore, 
«come una sposa si adorna di gioielli» (Is 61,10).

Domenica 22 Aprile 2018

«Io sono il buon pastore – dice Gesù – 
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 
come il Padre conosce me e io conosco il Padre» (vv. 14-15). 

Gesù non parla di una conoscenza intellettiva, 
no, ma di una relazione personale, 
di predilezione, di tenerezza reciproca, 
riflesso della stessa relazione intima 
di amore tra Lui e il Padre.

 È questo l’atteggiamento attraverso il quale 
si realizza un rapporto vivo con Gesù: 
lasciarci conoscere da Lui. 

Non chiudersi in sé stessi, 
aprirsi al Signore, perché Lui mi conosca. 
Egli è attento a ciascuno di noi, 
conosce in profondità il nostro cuore: 
conosce i nostri pregi e i nostri difetti, 
i progetti che abbiamo realizzato 
e le speranze che sono andate deluse.

Ma ci accetta così come siamo, 
anche con i nostri peccati, 
per guarirci, per perdonarci, ci guida con amore, 
perché possiamo attraversare sentieri 
anche impervi senza smarrire la via.
Ci accompagna Lui.

A nostra volta, noi siamo chiamati a conoscere Gesù
Ciò implica un incontro con Lui, 
un incontro che susciti il desiderio di seguirlo 
abbandonando gli atteggiamenti autoreferenziali 
per incamminarsi su strade nuove, 
indicate da Cristo stesso e aperte su vasti orizzonti. 

Quando nelle nostre comunità 
si raffredda il desiderio di vivere il rapporto con Gesù, 
di ascoltare la sua voce e di seguirlo fedelmente, 
è inevitabile che prevalgano altri modi di pensare 
e di vivere che non sono coerenti col Vangelo. 

Maria, la nostra Madre ci aiuti a maturare 
una relazione sempre più forte con Gesù. 
Aprirci a Gesù, perché entri dentro di noi. 

Una relazione più forte: Lui è risorto. 
Così possiamo seguirlo per tutta la vita. 

In questa Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni 
Maria interceda, perché tanti rispondano con generosità 
e perseveranza al Signore che chiama 
a lasciare tutto per il suo Regno.

Regina Coeli Papa Francesco


Domenica 15 Aprile 2018

Fratelli e sorelle, 
chiediamo la grazia di credere 
che Cristo è vivo, è risorto! 

Questa è la nostra fede, 
e se noi crediamo a questo,
le altre cose sono secondarie.

 Questa è la nostra vita, 
questa è la nostra vera gioventù. 
La vittoria di Cristo sulla morte,
 la vittoria di Cristo sul peccato. 

Cristo è vivo. 
“Sì, sì, adesso farò la Comunione…”.
 Ma quando tu fai la Comunione, 
sei sicuro che Cristo è vivo lì, è risorto? 
“Sì, è un po’ di pane benedetto…” 
No, è Gesù! Cristo è vivo, 
è risorto in mezzo a noi 
e se noi non crediamo questo, 
non saremo mai buoni cristiani, 
non potremo esserlo.

“Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore”. 
Chiediamo al Signore la grazia 
che la gioia non ci impedisca di credere, 
la grazia di toccare Gesù risorto: 
toccarlo nell’incontro mediante la preghiera; 
nell’incontro mediante i sacramenti;
 nell’incontro con il suo perdono 
che è la rinnovata giovinezza della Chiesa; 
nell’incontro con gli ammalati, quando andiamo a trovarli, 
con i carcerati, con quelli che sono i più bisognosi, 
con i bambini, con gli anziani. 

Se noi sentiamo la voglia di fare qualcosa di buono, 
è Gesù risorto che ci spinge a questo. 
E’ sempre la gioia, la gioia che ci fa giovani.

Chiediamo la grazia di essere una comunità gioiosa,
perché ognuno di noi è sicuro, 
ha fede, ha incontrato il Cristo risorto.

Omelia Papa Francesco


Domenica 8 Aprile 2018

Nel Vangelo odierno ritorna più volte il verbo vedere
«I discepoli gioirono al vedere il Signore» (Gv 20,20); 
poi dissero a Tommaso: «Abbiamo visto il Signore» (v. 25). 
Ma il Vangelo non descrive come lo videro, 
non descrive il Risorto, evidenzia solo un particolare: 
«Mostrò loro le mani e il fianco» (v. 20)...

Come possiamo vederlo? Come i discepoli: 
attraverso le sue piaghe. 
Guardando lì, essi hanno compreso 
che non li amava per scherzo e che li perdonava, 
nonostante tra loro ci fosse chi l’aveva rinnegato 
e chi l’aveva abbandonato. 
Entrare nelle sue piaghe è 
contemplare l’amore smisurato 
che sgorga dal suo cuore. 
Questa è la strada.

 È capire che il suo cuore batte 
per me, per te, per ciascuno di noi. 

Cari fratelli e sorelle, 
possiamo ritenerci e dirci cristiani, 
e parlare di tanti bei valori della fede, 
ma, come i discepoli, 
abbiamo bisogno di vedere Gesù 
toccando il suo amore
Solo così andiamo al cuore della fede e, 
come i discepoli, troviamo 
una pace e una gioia (cfr vv. 19-20) 
più forti di ogni dubbio.

Omelia Papa Francesco


Sabato Santo 2018

E’ la notte del silenzio del discepolo 
che si trova intirizzito e paralizzato, 
senza sapere dove andare 
di fronte a tante situazioni dolorose 
che lo opprimono e lo circondano. 

E’ il discepolo di oggi, 
ammutolito davanti a una realtà 
che gli si impone facendogli sentire e, 
ciò che è peggio, 
credere che non si può fare nulla 
per vincere tante ingiustizie 
che vivono nella loro carne tanti nostri fratelli...

E in mezzo ai nostri silenzi, 
quando tacciamo in modo così schiacciante, 
allora le pietre cominciano a gridare (cfr Lc 19,40)
e a lasciare spazio al più grande annuncio 
che la storia abbia mai potuto contenere nel suo seno:
 «Non è qui. E’ risorto» (Mt 28,6)...

E se ieri, con le donne, 
abbiamo contemplato «colui che hanno trafitto» (Gv 19,37; cfr Zc 12,10), 
oggi con esse siamo chiamati a contemplare la tomba vuota 
e ad ascoltare le parole dell’angelo: 
«Non abbiate paura […] E’ risorto» (Mt 28,5-6). 
Parole che vogliono raggiungere 
le nostre convinzioni e certezze più profonde, 
i nostri modi di giudicare 
e di affrontare gli avvenimenti quotidiani; 
specialmente il nostro modo di relazionarci con gli altri....

E’ risorto! 
E’ l’annuncio che sostiene la nostra speranza 
e la trasforma in gesti concreti di carità. 
Quanto abbiamo bisogno di lasciare 
che la nostra fragilità sia unta da questa esperienza! 
Quanto abbiamo bisogno 
che la nostra fede sia rinnovata, 
che i nostri miopi orizzonti siano messi in discussione 
e rinnovati da questo annuncio! 
Egli è risorto e con Lui risorge la nostra speranza creativa 
per affrontare i problemi attuali, 
perché sappiamo che non siamo soli.

(Papa Francesco Omelia della Veglia Pasquale 2018)