Pereto - Rocca di Botte

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mercoledì 14 dicembre 2016

III Domenica di Avvento - "Gaudete"



« I ciechi vedono…, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella »

« Colui che viene dopo di me è più potente di me; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco » (Mt 3, 11). Diremo forse che l’opera di battezzare in Spirito Santo e fuoco è di un’umanità simile alla nostra? Come potrebbe esserlo? Eppure, parlando di un uomo che non si è ancora fatto conoscere, Giovanni dichiara che egli battezza « in Spirito Santo e fuoco ». Non trasmettendo ai battezzati uno spirito non suo, come avrebbe fatto un servo qualsiasi, bensì come uno che è Dio per natura, e dona con sovrana potenza quello che viene da lui e a lui appartiene come suo essere. Per questa grazia, l’impronta divina si imprime in noi.

Infatti, in Cristo Gesù, siamo trasformati, fatti simili all’immagine divina; non perché il nostro corpo sia nuovamente plasmato, ma perché ricevendo lo Spirito Santo possiamo entrare in possesso di Cristo stesso, al punto di poter gridare ormai nella gioia: « La mia anima esulta nel Signore, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza » (Is 61,10). Infatti, dice l’apostolo Paolo: « Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo » (Ga 3,27).

Siete forse stati battezzati in un uomo? Silenzio, tu che sei soltanto uomo; vuoi forse abbassare fino a terra la nostra speranza? Siamo stati battezzati in un Dio fatto uomo; egli libera dalle loro pene e dalle loro colpe quanti credono in lui. « Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo… Dopo riceverete il dono dello Spirito Santo » (At 2,38). Allontana chi si attacca a lui… Fa sgorgare in noi la sua stessa natura… Lo Spirito appartiene in proprio al Figlio, che è divenuto un uomo simile a noi. Infatti egli è la vita di tutto quanto esiste.

martedì 6 dicembre 2016

Immacolata Concezione della B.V. Maria, solennità

Maria immacolata, piena di grazia particolare per i meriti di tuo figlio

Voi tutti che siete capaci di discernimento, venite e ammiriamo 
la Vergine madre, figlia di Davide... 
Venite e ammiriamo la Vergine purissima, 
meraviglia, unica fra le creature. 

Ha dato la vita senza conoscere uomo, 
con l’anima purissima colma di stupore. 
Ogni giorno il suo spirito si dedicava alla lode, 
poiché si rallegrava della doppia meraviglia: 
verginità conservata, figlio dilettissimo! 

Lei, perfetta colomba (Ct 6,8), ha portato in sé quell’aquila, 
il Vegliardo dei tempi (Dn 7,9), cantando le sue lodi: 
“Figlio mio, tu il più ricco, hai scelto di crescere 
in un nido povero. Arpa melodiosa, 
rimani nel silenzio come un bambino. 
Lasciami, per favore, cantare per te:... 

La tua dimora, figlio mio, è la  più grande di tutte, 
eppure hai voluto me come tua dimora. 
Il cielo è troppo piccolo per contenere la tua gloria, 
eppure io, la più umile degli esseri, ti porto. 
Lascia che  Ezechiele venga  a vederti sulle mie ginocchia, 
ch’egli riconosca in te colui che, sul carro, 
portava i cherubini (Ez 1)...; oggi, io ti porto... 
Con  gran tremore, i cherubini gridano: 
“Benedetto lo splendore dove risiedi!” (Ez 3,12). 
Questo luogo è in me, il mio seno è la tua dimora; 
Tengo il trono della tua maestà nelle mie braccia... 

Vieni a vedermi, Isaia, vedi e rallegriamoci! 
Ecco che ho concepito pur rimanendo vergine (Is 7,14). 
Profeta dello Spirito, ricco delle tue visioni 
Su, vedi l’Emmanuele che a te è rimasto nascosto... 
Su, venite, voi tutti che sapete discernere, voi che, con la vostra voce, rendete testimonianza allo Spirito... 
Svegliatevi, rallegratevi, ecco la messe! 
Guardate: nelle mie braccia, porto la spiga della vita.”

Inno su Maria, n° 7



II Domenica di Avvento


« Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri »

      Ad ogni lettore è evidente che Giovanni non soltanto ha predicato ma ha anche conferito un battesimo di conversione. Tuttavia non ha potuto dare un battesimo che rimettesse i peccati, perché la remissione dei peccati ci è concessa soltanto nel battesimo di Cristo. Per questo l'evangelista ha detto che «predicava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati» (Lc 3,3). Non potendo egli stesso dare il battesimo che avrebbe perdonato i peccati, annunziava colui che sarebbe venuto. Come la parola della sua predicazione era premonitrice della Parola del Padre fatta carne, così il suo battesimo... precedeva il battesimo del Signore, ombra della verità (Col 2,17). 

      Questo medesimo Giovanni interrogato su chi egli fosse, rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto» (Gv 1,23; Is 40,3). Il profeta Isaia l'aveva chiamato «voce» perché precedeva la Parola. Ciò che egli gridava, ci viene insegnato dopo: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri». Cosa fa colui che predica la fede retta e le opere buone, se non preparare la via nei cuori degli uditori per il Signore che viene? Allora la grazia onnipotente potrà penetrare nei cuori, la luce della verità potrà illuminarli... 

      San Luca aggiunge: «Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle siano abbassati». Cosa designano i burroni, se non gli umili, cosa designano i monti e i colli se non i superbi? Alla venuta del Redentore, secondo la sua parola: «Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,11)... Mediante la fede al mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Gesù Cristo (1 Tm 2,5), coloro che credono in lui hanno ricevuto la pienezza della grazia, mentre coloro che rifiutano di credere sono stati umiliati nella loro superbia. Ogni burrone sarà riempito, perché i cuori umili, accogliendo la parola della santa dottrina, saranno colmi della grazia della virtù, secondo quanto sta scritto: «Fai scaturire le sorgenti nelle valli» (Sal 104,10).

San Gregorio Magno (ca 540-604), papa, dottore della Chiesa 
Omelie sui vangeli, 20

I Domenica di Avvento

"Vegliate e pregate...: così sarete giudicati degni... di comparire davanti al Figlio dell'uomo" (Lc 21,36)

      Il tempo d'Avvento rappresenta le due venute di nostro Signore: prima la dolcissima venuta del "più bello tra i figli degli uomini" (Sal 45,3), del "desiderato di tutte le nazioni" (Ag 2,8 Vulg), del Figlio di Dio che ha manifestato chiaramente al mondo la sua presenza nella carne attesa e ardentemente desiderata da molto tempo da tutti i santi padri: la venuta quando è venuto nel mondo per salvare i peccatori. Questo tempo ricorda anche la venuta che attendiamo con sicura speranza e che molto spesso dobbiamo ricordare fra le lacrime, quella che avverrà quando il Signore verrà nella gloria in modo manifesto...: cioè nel giorno del giudizio quando verrà manifetamente a giudicarci. Pochi hanno conosciuto la prima venuta; nella seconda, si manifesterà ai giusti ed ai peccatori come annuncia il profeta: "Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!" (Is 40,5; Lc 3,6)... 

      Fratelli carissimi, seguiamo dunque l'esempio dei santi padri, ravviviamo il loro desiderio ed infiammiamo d'amore e desiderio di Cristo il nostro spirito. Sapete bene che la celebrazione di questo tempo è stata istituita per rinnovare in noi il desiderio che gli antichi padri avevano della prima venuta del Signore e affinché, attraverso il loro esempio, impariamo anche noi a desiderare il suo ritorno. Pensiamo a tutto il bene compiuto dal Signore  per noi alla sua prima venuta; quanto più ancora ne farà quando tornerà! Questo pensiero ci farà amare di più la venuta passata e desideraree di più il suo ritorno... 

      Se vogliamo conoscere la pce quando verrà, sforziamoci di accogliere con fede e amore la passata venuta. Restiamo fedeli nelle opere che ci ha manifestate e ci ha allora insegnate. Alimentiamo nel cuore l'amore per il Signore, e con l'amore il desiderio affinché, quando verrà, il Desiderato delle nazioni, possiamo posare lo sguardo su di lui con piena fiducia.


Sant'Aelredo di Rievaulx (1110-1167), monaco cistercense inglese 
Discorso per l'Avvento del Signore; PL 195, 363; PL 184, 818

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

LE RICORRENZE DI QUESTA DOMENICA:

1.Gesù Cristo Re dell’universo, solennità.

Questa solennità è collocata a conclusione dell’Anno Liturgico quasi a voler significare il fine della storia dell’umanità e dell’intera creazione: tutto converge in Cristo.
Dice Gesù: il mio regno non è di questo mondo.
Questa risposta che Gesù dà a Pilato invita a scoprire l’originalità del regno e a studiarlo nella sua unicità così da mettere in evidenza ciò che gli è proprio e che lo distingue dai regni di questo mondo.
Per far ciò dobbiamo ricorrere ad altre parole di Gesù:
I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti.(Matteo 20, 25-28).
Nel vangelo di Luca leggiamo: il regno di Dio è in mezzo a voi (Luca 17,21).
Queste due affermazione, messe a confronto, ci portano a concludere che il regno di Dio non è l’utopia del credente, ma è il suo impegno di vita e coincide con la propria conversione al messaggio così radicale del vangelo che capovolge i criteri di ogni ambizione.
Il cristiano fa denuncie profetiche, dà voce a chi non ha voce, mediante la propria conversione.
Si può dire ancora che il regno di Dio è in questo mondo in modo “criptato” finché il credente non fa propria la logica dell’incarnazione che ha portato il Figlio dell’uomo a mettersi a servizio.

“Utopia” di Thomas More è giunta al suo quinto secolo (1516 – 2016).
Il credente una domanda se la deve pur fare: il messaggio evangelico è soltanto un ideale verso cui tendere;  un faro che ci evita di brancolare tra i meandri della storia?
Abbiamo iniziato il ventunesimo secolo dal primo annuncio del messaggio cristiano. La storia di questi due millenni ci ha trasmesso la fede di singoli credenti che hanno colto l’urgenza del messaggio e lo hanno tradotto in comportamento.
Ma il vangelo ci sollecita a tradurre il messaggio anche nelle istituzioni: i capi delle nazioni esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi.
Avviare una semplice riflessione è poco rispetto all’urgenza del messaggio che deve essere tradotto non soltanto nelle costituzioni delle istituzioni tra credenti ( le aggregazioni ecclesiali religiose o laicali) me nel vissuto dei membri delle stesse associazioni.
Chi si riconosce membro di una comunità di credenti ( leggasi Parrocchia ) non può disattendere l’urgenza di incarnare lo stile del regno di Dio.

2.Conclusione del Giubileo della Misericordia.

a) Questi i momenti vissuti comunitariamente durante l’anno:
-Pellegrinaggio; passaggio attraverso la Porta santa; comunione eucaristica; preghiera secondo le intenzioni del Papa.
Questi “segni” indicano la volontà della personale conversione ad accogliere e a praticare il messaggio evangelico.
Detta conversione viene suggellata con la celebrazione del Sacramento della Confessione. Senza questo sigillo tutto resta nel vago.
Ieri e l’altro ieri abbiamo dedicato la liturgia al sacramento della confessione per offrire la possibilità di concludere i momenti del Giubileo a coloro che non avevano avuto l’occasione di confessarsi.

b) Questi i tradizionali gesti che incarnano la misericordia:
-Opere materiali: dar da mangiare agli affamati; dar da bere agli assetati; vestire gli ignudi; accogliere i forestieri; assistere gli ammalati; visitare i carcerati; seppellire i morti.
-Opere spirituali: Consigliare i dubbiosi; insegnare agli ignoranti; ammonire i peccatori; consolare gli afflitti; perdonare le offese; sopportare pazientemente le persone moleste; pregare Dio per i vivi e per i morti.

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Al termine dell’anno liturgico le letture ci ricordano l’incontro col Signore che chiude la storia di questo mondo e apre l’era di “un nuovo cielo e una nuova terra” ( Apocalisse 21,1 ).

In questo nostro mondo crescono insieme grano e zizzania: gli umili e i superbi.

Gli umili fanno le proprie cose senza sperare nel contraccambio; ispirano la propria condotta alle parole evangeliche: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare. ( Luca 17,10 ).

Al contrario i superbi compiono azioni in preda al delirio di onnipotenza; cercano di attrarre gli sguardi della gente; la giustizia non rientra tra le loro preoccupazioni.

Dice il profeta Malachia che il giorno del Signore è radioso e splendido.
I superbi e gli operatori di ingiustizie si coglieranno come paglia in un forno rovente, mentre i timorati di Dio si rilasseranno al calore dei raggi del sole.
Il giorno del Signore metterà in luce le contraddizioni della nostra storia: quelle che costruiamo con le nostre scelte quotidiane.
Purtroppo, però, prenderemo coscienza di queste contraddizioni  “a giochi fatti”.