Pereto - Rocca di Botte

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lunedì 6 novembre 2017

COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI -2 Novembre 2017

"Ascolta, o Dio, la preghiera che la comunità dei credenti innalza a te nella fede del Signore risorto, e conferma in noi la beata speranza che insieme ai nostri fratelli defunti risorgeremo in Cristo a vita nuova."


Tutti noi, oggi, siamo qui radunati in speranza. Ognuno di noi, nel proprio cuore, può ripetere le parole di Giobbe che abbiamo sentito nella prima Lettura: “Io so che il mio Redentore è vito e che ultimo si ergerà sulla polvere”. La speranza di rincontrare Dio, di rincontrarci tutti noi, come fratelli: e questa speranza non delude. Paolo è stato forte in quella espressione della seconda Lettura:
“La speranza non delude”.
Ma la speranza tante volte nasce e mette le sue radici in tante piaghe umane, in tanti dolori umani e quel momento di dolore, di piaga, di sofferenza ci fa guardare il Cielo e dire: “Io credo che il mio Redentore è vivo. Ma fermati, Signore”. E questa è la preghiera che forse esce da tutti noi, quando guardiamo questo cimitero. “Sono sicuro, Signore, che questi nostri fratelli sono con te.
Sono sicuro”, noi diciamo questo. “Ma, per favore, Signore, fermati. Non più. Non più la guerra.
Non più questa strage inutile”, come aveva detto Benedetto XV. Meglio sperare senza questa distruzione: giovani … migliaia, migliaia, migliaia, migliaia … speranze rotte. “Non più, Signore”. E questo dobbiamo dirlo oggi, che preghiamo per tutti i defunti, ma in questo luogo preghiamo in modo speciale per questi ragazzi; oggi che il mondo un’altra volta è in guerra e si prepara per andare più fortemente in guerra. “Non più, Signore. Non più”. Con la guerra si perde tutto.
Mi viene alla mente quell’anziana che guardando le rovine di Hiroshima, con rassegnazione sapienziale ma molto dolore, con quella rassegnazione lamentosa che sanno vivere le donne, perché è il loro carisma, diceva: “Gli uomini fanno di tutto per dichiarare e fare una guerra, e allafine distruggono se stessi”. Questa è la guerra: la distruzione di noi stessi. Sicuramente quella donna, quell’anziana, lì aveva perso dei figli e dei nipotini; le erano rimaste solo la piaga nel cuore e le lacrime. E se oggi è un giorno di speranza, oggi è anche un giorno di lacrime. Lacrime come quelle che sentivano e facevano le donne quando arrivava la posta: “Lei, signora, ha l’onore che suo marito è stato un eroe della Patria; che i suoi figli sono eroi della Patria”. Sono lacrime che oggi l’umanità non deve dimenticare. Questo orgoglio di questa umanità che non ha imparato la lezione e sembra che non voglia impararla!
Quando tante volte nella storia gli uomini pensano di fare una guerra, sono convinti di portare un mondo nuovo, sono convinti di fare una “primavera”. E finisce in un inverno, brutto, crudele, con il
regno del terrore e la morte. Oggi preghiamo per tutti i defunti, tutti, ma in modo speciale per questi giovani, in un momento in cui tanti muoiono nelle battaglie di ogni giorno di questa guerra a
pezzetti. Preghiamo anche per i morti di oggi, i morti di guerra, anche bambini, innocenti. Questo è il frutto della guerra: la morte. E che il Signore ci dia la grazia di piangere.

(OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO - Libreria Editrice Vaticana)



SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI - 1 Novembre 2017

"Dio onnipotente ed eterno, che doni alla tua Chiesa
la gioia di celebrare in un’unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi,
concedi al tuo popolo,
per la comune intercessione di tanti nostri fratelli,
l’abbondanza della tua misericordia."

La solennità di Tutti i Santi è la “nostra” festa: non perché noi siamo bravi, ma perché la santità di Dio ha toccato la nostra vita. I santi non sono modellini perfetti, ma persone  attraversate da Dio
.
Possiamo paragonarli alle vetrate delle chiese, che fanno entrare la luce in diverse tonalità di colore. I santi sono nostri fratelli e sorelle che hanno accolto la luce di Dio nel loro cuore e l’hanno trasmessa al mondo, ciascuno secondo la propria “tonalità”. Ma tutti sono stati trasparenti, hanno lottato per togliere le macchie e le oscurità del peccato, così da far passare la luce gentile di Dio.
Questo è lo scopo della vita: far passare la luce di Dio, e anche lo scopo della nostra vita. Infatti, oggi nel Vangelo Gesù si rivolge ai suoi, a tutti noi, dicendoci «Beati» (
Mt  5,3). È la parola con cui inizia la sua predicazione, che è “vangelo”, buona notizia perché è la strada della felicità.
Chi sta con Gesù è beato, è felice. La felicità non sta nell’avere qualcosa o nel diventare qualcuno, no, la felicità vera è stare col Signore e vivere per amore. Voi credete questo? La felicità vera non sta nell’avere qualcosa o nel diventare qualcuno; la felicità vera è stare con il Signore e vivere per amore. Credete questo? Dobbiamo andare avanti, per credere a questo. Allora, gli ingredienti per la vita felice si chiamano beatitudini: sono beati i semplici, gli umili che fanno posto a Dio, che sanno piangere per gli altri e per i propri sbagli, restano miti, lottano per la giustizia,
sono misericordiosi verso tutti, custodiscono la purezza del cuore, operano sempre per la pace e rimangono nella gioia, non odiano e, anche quando soffrono, rispondono al male con il bene.Ecco le beatitudini. Non richiedono gesti eclatanti, non sono per superuomini, ma per chi vive le prove e le fatiche di ogni giorno, per noi. Così sono i santi: respirano come tutti l’aria inquinata dal male che c’è nel mondo, ma nel cammino non perdono mai di vista il  tracciato di Gesù, quello indicato nelle beatitudini, che sono come la mappa della vita cristiana . Oggi è la festa di quelli che
hanno raggiunto la meta indicata da questa mappa: non solo i santi del calendario, ma tanti fratelli e sorelle “della porta accanto”, che magari abbiamo incontrato e conosciuto. Oggi è una festa di famiglia, di tante persone semplici e nascoste che in realtà aiutano Dio a mandare avanti il mondo.
E ce ne sono tanti, oggi! Ce ne sono tanti. Grazie a questi fratelli e sorelle sconosciuti che aiutano Dio a portare avanti il mondo, che vivono tra di noi; salutiamoli tutti con un bell’applauso!
Anzitutto – dice la prima beatitudine – sono «poveri in spirito» (Mt 5,3). Che cosa significa? Che non vivono per il successo, il potere e il denaro; sanno che chi accumula tesori per sé non arricchisce davanti a Dio (cfr Lc 12,21). Credono invece che il Signore è il tesoro della vita, e l’amore al prossimo l’unica vera fonte di guadagno. A volte siamo scontenti per qualcosa che ci manca o preoccupati se non siamo considerati come vorremmo; ricordiamoci che non sta qui la nostra beatitudine, ma nel Signore e nell’amore: solo con Lui, solo amando si vive da beati.
Vorrei infine citare un’altra beatitudine, che non si trova nel Vangelo, ma alla fine della Bibbia e parla del termine della vita: «Beati i morti che muoiono nel Signore» (Ap 14,13). Domani saremo chiamati ad accompagnare con la preghiera i nostri defunti, perché godano per sempre del Signore. Ricordiamo con gratitudine i nostri cari e preghiamo per loro.
La Madre di Dio, Regina dei Santi e Porta del Cielo, interceda per il nostro cammino di santità e per i nostri cari che ci hanno preceduto e sono già partiti per la Patria celeste.
(SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI, PAPA FRANCESCO, ANGELUS)