Pereto - Rocca di Botte

giovedì 29 settembre 2016

XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

è espressa dal verbo “radunare”.



La cosmo-visione di Dio …

Sia coloro che in questi giorni frequentano le spiagge, sia coloro che scalano montagne godono la visione di vasti orizzonti.


Quel quadro geografico che nelle letture di oggi è animato da flussi migratori in movimento da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno (vangelo): alcuni procedono con passo agile e fresco simili a rigagnoli zampillanti ( 1^ lettura); altri, le mani inerti e le ginocchia fiacche, hanno bisogno di essere incoraggiati a camminare dritti con i piedi (2^ lettura).


Tutti, però, col volto vòlto verso l’altura di Sion.


È una metafora che sintetizza la visione geopolitica che Dio ha dell’umanità!

Dopo aver ascoltato le letture abbiamo ringraziato Dio ed espresso lodi al Signore.


Se questa è la nostra fede dobbiamo cominciare a pensare progetti convergenti come concretizzazione del pensiero divino.


Gerusalemme non è una città di alcuni che ne rivendicano la supremazia se non l’esclusività.


Gerusalemme è faro di pace che orienta i passi dei “figli di Dio” ( Matteo 5,9 ).

Questa visione di cultura geopolitica, se attuata, trasforma i popoli in viandanti gioiosi di suggellare la fraternità nel tempio di Sion.

… … è affidata alle politiche degli uomini!

Non dimenticare la correzione del Signore.


Ogni domenica veniamo ad ascoltare la Parola di Dio che si concretizza sempre in un invito alla conversione, cioè a correggere aspetti del nostro modo di pensare e fare spazio al suo messaggio di salvezza.


Ogni adeguamento alla Parola non è mai fonte di gioia, perché dobbiamo rinunciare a spezzoni che concorrono a formare la nostra identità. È perdere, non qualcosa, ma parte del nostro “essere” senza rimpiazzarlo sul momento. Non è come togliere un pezzo e rimpiazzarlo con un altro nuovo e più efficiente.


Qui si tratta di fare spazio ad una speranza che nasce dalla fiducia accordata a chi ci indica una strada.


Ecco perché la lettura si conclude con l’esortazione a camminare dritti con i nostri piedi.


“Camminare” dice: ci voglio credere perciò comincio a tracciare la strada.

Il vangelo non ci incoraggia, ma con molta verità ci dice che se il cammino è ampio e piano, forse abbiamo adattato il messaggio a noi e non noi al messaggio. Il cammino che traduce il messaggio prevede “angustie” e varchi impervi.


Sempre il vangelo ci invita a non accontentarci di sentirci a nostro agio entro l’Istituzione religiosa o di coltivare familiarità con le persone di Chiesa dimenticando la meta da raggiungere con la conversione.

“ Signore, sono pochi quelli che si salvano?”

Statistiche e sondaggi non appartengono all’uomo di fede impegnato com’è a convertire se stesso.


Sono la tentazione di coloro che desiderano controllare le persone e/o manipolarle. Ma è la tentazione primordiale dell’uomo che vuole espropriare Dio della signoria sull’albero della conoscenza del bene e del male.


Tentazione radice di ogni altra.


Gesù conclude: nella valle di Josafat vi sorprenderete nel vedere capovolti i vostri criteri di giudizio.

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