Pereto - Rocca di Botte

giovedì 29 settembre 2016

XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Oggi s. Agostino. Ieri santa Monica, sua madre.


Sul foglietto di domenica scorsa ci veniva rivolto l’invito a meditare su qualche pagina delle Confessioni.


La morte di Monica: vedendoci sconvolti per il dolore: <<Seppellirete qui, soggiunse, vostra madre>>. Io rimasi muto, frenando le lacrime; mio fratello invece pronunziò qualche parola, esprimendo l’augurio che la morte non la cogliesse in terra straniera, ma in patria, che sarebbe stata migliore fortuna. All’udirlo, col volto divenuto ansioso gli lanciò un’occhiata severa per quei suoi pensieri, poi, fissando lo sguardo su di me, esclamò: "Vedi cosa dice", e subito dopo, rivolgendosi a entrambi: "Seppellite questo corpo dove che sia, senza darvene pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, innanzi all’altare del Signore". Espressa così come poteva a parole la sua volontà, tacque.( Confessioni cap. 9, 11. 27 )


Il rimpianto di Agostino


Tardi ti ho amato, bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato. Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te
quelle creature che non esisterebbero se non esistessero in te. Mi hai chiamato, e il tuo grido ha squarciato la mia sordità. Hai mandato un baleno, e il tuo splendore ha dissipato la mia cecità. Hai effuso il tuo profumo; l'ho aspirato e ora anelo a te. Ti ho gustato, e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato, e ora ardo dal desiderio della tua pace.( cap. 10, 27.38).

né privilegiato né arrivista, il cristiano cammina con gli ultimi della società


Prima Lettura

Umiltà e mitezza


Sono queste le parole da tenere a mente dopo aver ascoltato la proclamazione della prima lettura.


Queste parole formano il binario sul quale scorre e si evolve la ragionevolezza umana e si costruiscono relazioni di comunione.

Al contrario, la superbia obnubila la chiarezza dei ragionamenti e l’arroganza rende sgarbati i modi e ferisce i sentimenti.

Durante questa settimana meditiamo su queste due parole ( umiltà – mitezza ) per verificare il nostro cammino di vita cristiana.


Richiamiamo anche l’esortazione che ci rivolge Gesù:


Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime ( Matteo 11, 29 ).

Si può dire che la mitezza e l’umiltà sono segni che indicano al credente il progresso nella vita cristiana.


Qualifichiamoci a livello personale per caratterizzare le famiglie, le associazioni e i gruppi che nascono come emanazione della comunità parrocchiale.


Umiltà e mitezza nell’argomentare, nel proporre iniziative e nel risolvere eventuali difficoltà. Allora si può cominciare a dire che ci incontriamo come cristiani.


Proviamo a porre sulle ali della mitezza e dell’umiltà ogni nostro discorso, ogni nostro sguardo, ogni nostro atteggiamento.


Se proviamo difficoltà vuol dire che ci siamo definiti cristiani troppo in fretta.


Seconda lettura


La strada umana.

Nella prima parte la lettura richiama l’Alleanza del Sinai che l’autore della lettera definisce esteriore e legale, senza richiedere l’adesione della mente e del cuore.


Era sufficiente che il popolo ponesse in atto comportamenti richiesti dalla legge.


I comportamenti richiesti per l’indulgenza giubilare sono: pellegrinaggio, ingresso nella basilica o santuario passando per la porta santa, preghiera per il Papa confessione sacramentale.


Questi gesti sono finalizzati a farci gustare il fascino degli ideali evangelici; a farci prendere le distanze da ogni forma di male; a farci coltivare la sensibilità di coscienza per evitare di convivere col peccato.


Se ciò non dovesse accadere avremmo compiuto gesti esteriori, di facciata, secondo le norme ma non secondo le finalità per cui le stesse norme sono state date.


Già i profeti avevano avvertito l’esigenze della interiorizzazione delle norme:

Il rammarico di Isaia: “Dice il Signore: « … questo popolo si avvicina a me solo a parole e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e il culto che mi rendono è un imparaticcio di usi umani >>” ( 29,13 );

La speranza di Geremia: «porrò la mia legge nel loro animo e la scriverò sul loro cuore" 31, 33).


b) la strada rivelata.

Gesù in più occasioni ci invita a far diventare nostro patrimonio culturale lo spirito delle norme e dei suggerimenti evangelici.


E si propone egli stesso come via da percorrere e come modello da imitare.


Domenica scorsa la stessa lettera agli Ebrei ci invitava a tenere lo sguardo fisso su Gesù.


Gesù parla di ipocrisia quando agli atteggiamenti esteriori non corrisponde pari convincimento interiore.


VANGELO.

La scelta dei primi posti.


Per evitare la rincorsa tipica dell’età adolescenziale o l’imbarazzo della persona matura e riflessiva, oggi i posti sono predefiniti dagli sposi.


Ma Gesù, vedendo la scena, non emette un giudizio sul galateo o sulla cultura paesana, perché con le sue parole va oltre il fenomeno osservato. Gesù sempre prende spunto dai nostri comportamenti per dirci che il regno di Dio si raggiunge per altre strade.


Il rispetto della giustizia.


Nel regno dei cieli sarà il Signore ad assegnare i posti ed ognuno si sentirà collocato al posto giusto.


Se crediamo in questo, dobbiamo testimoniare questa fede cercando di rispettare posti e ruoli non nostri né occuparli seguendo vie contorte.


Ciò avviene se ci dotiamo di due qualità: umiltà – semplicità


Sull’umiltà già ci ha fatto riflettere la prima lettura.


La semplicità favorisce dialoghi e relazioni.


La persona semplice non coltiva sospetti, ma parla con schiettezza e sincerità.


Un giorno due discepoli espressero a Gesù il desiderio di occupare i primi posti accanto a lui.


Non pensavano che il posto del loro maestro fosse con gli ultimi!


Non proporti, ma lascia che altri posi lo sguardo su di te, come il Signore Dio guardò “l’umiltà della sua serva”.

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