Pereto - Rocca di Botte

giovedì 29 settembre 2016

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Signore Gesù,
tu ci hai insegnato che figlio di Dio è chiunque cura relazioni di pace.
Oggi desideriamo pregare perché ci aiuti a diventare “benefattori di pace” così da vivere la festa di santa Felicita e figli martiri come Comunità in comunione in chiesa, in casa e in “piazza”. Preghiamo.



Il Maestro dona la sua pace per mezzo del discepolo.


3 – 10 Luglio 2016


Per molti è la settimana del pallone.
Per altri è anche la novena in preparazione alla festa.

“Palla al centro” si usa dire per cominciare o ricominciare un’azione.

Noi diciamo che al centro c’è sempre la persona e tutto deve essere finalizzato alla sua formazione e alla sua crescita in umanità.
La persona è “principio – fondamento – fine” dell’agire umano.

Tutte le Istituzioni, dai semplici Sodalizi agli Stati, all’Europa, all’ONU, sono inventate per aiutare le persone a raggiungere fini che da sole non riuscirebbero a conseguire. Emblematico il caso che dopo la Brexit tutti concordano che l’Europa non stava aiutando i popoli per i quali era stata costituita.

I giorni della novena e della festa hanno lo scopo di risvegliare a colpi scuri e a suon di musica la nostra identità di cristiani e il senso di appartenenza alla Comunità.

Infatti, la Comunità cristiana esiste per offrire al credente gli strumenti per la cura della propria vita interiore allo scopo di evitare assuefazione e … presunzione!
È temerario invitare a fare un’ora di discernimento in questa settimana?



UN COMPITO DEL DISCEPOLO: ESSERE UOMO DI PACE

Discepolo è colui che prepara l’accoglienza nei luoghi dove il Maestro sta per recarsi.
Comunica questa notizia sia il vangelo di domenica scorsa, sia quello di oggi.


Li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. ( vangelo dì oggi )
Mandò avanti dei messaggeri ( … ) per fare i preparativi per lui. ( vangelo di domenica scorsa )
Viene spontaneo pensare al Battista inviato innanzi al Signore a preparargli le strade.


Alla luce della parola di Gesù che lo definisce il più grande tra i nati di donna, noi possiamo vedere Giovanni come il prototipo di ogni discepolo, cioè di chiunque accoglie l’invito di Gesù a seguirlo.

Il discepolo accoglie il Maestro ed instaura con lui un rapporto di fiducia che gli permette la predisposizione all’ascolto.


Inoltre il discepolo interiorizza il messaggio, lo personalizza rispettandone l’integrità; a sua volta lo partecipa con l’umiltà di chi ha coscienza di stare a svolgere un servizio.

Giammai il discepolo pensa di sostituirsi al maestro.


La sua azione è sempre propedeutica:egli prepara l’accoglienza; predispone gli animi a fare esperienza personale del Cristo.

Venite e vedete … Vieni e seguimi … … Fate quello che egli vi dirà …

Il messaggio della liturgia di oggi ci invita a trasmettere il dono della pace.


Non tecniche nuove di apostolato; non discussioni dottrinali né modi espressivi che fanno sentire l’interlocutore “ dirimpetto ” anziché al fianco. Molte volte dal modo di parlare si capisce che ci stiamo rivolgendo agli altri come se fossero avversari. Li abbiamo già catalogati!

L’effetto di relazioni di pace è muovere i passi verso la stessa direzione.


Sia chi annuncia la pace, sia chi l’accoglie iniziano un cammino comune di collaborazione e di mutuo aiuto orientati come sono verso la stessa meta.


Il discepolo non diventa maestro perché la pace che annuncia non è sua, ma dono gratuitamente ricevuto e gratuitamente dato.


La Comunità è costruita sulla roccia quando ogni singolo membro accoglie il dono della pace e ne fa dono tessendo le relazioni.


La Comunità dei discepoli dell’unico maestro, il Cristo ha consapevolezza di aver ricevuto la pace come dono e si di essa programma la sua crescita.

È un dono che Dio ha messo nelle nostre mani per farlo seminare nei solchi della storia perché porti frutti di generazione in generazione.
Il dono della pace è accolto dai “figli della pace”: da coloro che coltivano relazioni filiali con Dio, attesa la beatitudine: Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio ( Mt.5,9 ).


Una domanda.
Se Dio si è impegnato a fare scorrere verso Gerusalemme, come un fiume,la pace e questa città a distanza di oltre due millenni e mezzo dal vaticinio, ancora oggi vive una realtà in contraddizione col nome che porta, vuol dire che sono poche e ininfluenti le persone che si dissetano al torrente in piena della pace donata da Dio.
Ciò vuol dire che è facile definirci “figli di Dio” perché battezzati.
Molto difficile diventarlo percorrendo le vie della pace.
Gesù pianse su Gerusalemme e si rammaricò: se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace! ( Luca 19,42 ).
L’uomo di pace quando progetta le sue relazioni con il prossimo tiene conto dei pensieri di pace del Signore perché si fida di lui.


Una seconda domanda.
Dal nostro modo di ragionare; di trovare le soluzioni alle difficoltà o di coniugare i “nostri” progetti con le speranze degli “altri”, si comprende che dietro le nostre proposte c’è una ispirazione che proviene dai contenuti della fede?
Oppure ci ispiriamo al buon senso quando non è l’interesse personale o di parte a farci parlare?
Certo che è difficile pensare da cristiani; agire da cristiani; diventare cristiani!

Spesso su questo foglio è stato scritto;
Se il nostro dirci cristiani non ci costa nulla, non siamo sulle orme di Gesù.



9 LUGLIO

Giornata Mondiale per la Distruzione delle Armi Leggere

Ma noi vogliamo impedire anche alla lingua, anche allo sguardo, anche alla mano ed anche al piede di prendere il posto delle armi leggere!


Questa sera con una solenne processione la Comunità parrocchiale entrerà nella festa con la quale vuole simboleggiare il suo cammino verso la comunione dei santi.

Perciò cade propizia questa ricorrenza e noi la vogliamo utilizzare come stimolo per fare gli ultimi ritocchi alla “veste candida” che ci rende degni di partecipare alle nozze dell’Agnello.

Con l’augurio che, indossandola, caschi “a pennello”, come una divisa!!!

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