Pereto - Rocca di Botte

giovedì 29 settembre 2016

XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Ospiti e pellegrini con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese.


LA NOTTE DELLA LIBERAZIONE

Il romanticismo della speranza ( come i canti delle trincee! ).

L’autore del libro della Sapienza ( un romantico razionale ?) nel brano proposto dalla prima lettura ci tramanda sue riflessioni sulla liberazione degli antenati dalla schiavitù egiziana.


Una liberazione vissuta anzitutto nella speranza.


Fu un avvenimento atteso e preparato col coraggio della fede diramato con la voce del vento perché diventasse respiro comune.


Il coraggio vicendevole e la solidarietà diventata ossigeno , si fusero in “sacro giuramento” capace di muovere passi decisi sulla sabbia e sicuri nell’attraversare il mare.

La storia raccontata dai vincitori.


Dov’era Dio in questa vicenda?


Dalla parte dei giusti, risponde l’autore. Infatti i carri degli Egiziani – nostri oppressori – furono travolti con i loro cavalli e cavalieri.


Oggi noi diciamo che Dio sta dalla parte di chi fa il bene e pratica la giustizia.

Domenica scorsa Gesù ci ha ricordato che non è venuto per fare il giudice nella spartizione dell’eredità e di conseguenza nella spartizione del mondo e dei beni da esso offerti e delle guerre che facciamo per essi.


Di tutto ciò la responsabilità è soltanto nostra e ne risponderemo quando il Figlio dell’Uomo verrà nella sua gloria.


Ma ci ha anche suggerito di stare lontano da ogni cupidigia.

Dove desumere i criteri del bene e della giustizia?


I frutti dell’albero della conoscenza del bene e del male sono riservati al Creatore anche se fin dai primordi l’uomo glieli contende.


L’uomo di fede non cavilla per appropriarsi dell’albero, ma attinge lumi dal messaggio evangelico e ne fa discernimento. Con il discernimento mette in gioco la sua libertà e di conseguenza la sua responsabilità.


Egli non è un distaccato esecutore di ordini, ma esercita “l’obbedienza della fede”.


La fede, cioè, lo pone in atteggiamento di ascolto ( audire ) favorevole, quindi ascolto fruttuoso (ob).


Non accade così anche nei nostri momenti di reciproca fiducia ( fede ): ci ascoltiamo volentieri, <<pendiamo dalle labbra>> e facciamo nostro il messaggio accolto, alcune volte anche senza fare discernimento tanta è la fiducia che nutriamo nell’interlocutore?


Esigenza di riferimenti comuni.


La nostra natura sociale richiede principi comuni cui ispirare il comportamento.


Le leggi che si danno gli Stati, gli Statuti e i Regolamenti degli enti intermedi rispondono a questa esigenza. C’è chi si ferma a queste norme formate dagli uomini a maggioranza.


Ci sono molti la cui coscienza non si accontenta di queste leggi, anzi, le sottopone a giudizio in base ad altri principi protestando un altro ordine di norme dette morali, la cui osservanza crea serenità di coscienza mentre l’inosservanza, turbamento.


( In tutte le conversazioni si sente dire: non facciamo moralismi. Ma con il pretesto di non fare moralismi si sta emarginando ogni riferimento alla morale ).


Di per sé anche l’inosservanza delle leggi dello Stato dovrebbe procurare turbamento non per paura della sanzione, ma per il comportamento scorretto, quindi falso, nei confronti dei concittadini.(Non esistono leggi meramente penali ).


Oggi questa sensibilità è pressoché inesistente, per questo è necessario rimettere al centro dell’attenzione la norma morale che compromette la coscienza e quindi provoca la serenità o il turbamento interiore.

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