Pereto - Rocca di Botte

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lunedì 6 novembre 2017

COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI -2 Novembre 2017

"Ascolta, o Dio, la preghiera che la comunità dei credenti innalza a te nella fede del Signore risorto, e conferma in noi la beata speranza che insieme ai nostri fratelli defunti risorgeremo in Cristo a vita nuova."


Tutti noi, oggi, siamo qui radunati in speranza. Ognuno di noi, nel proprio cuore, può ripetere le parole di Giobbe che abbiamo sentito nella prima Lettura: “Io so che il mio Redentore è vito e che ultimo si ergerà sulla polvere”. La speranza di rincontrare Dio, di rincontrarci tutti noi, come fratelli: e questa speranza non delude. Paolo è stato forte in quella espressione della seconda Lettura:
“La speranza non delude”.
Ma la speranza tante volte nasce e mette le sue radici in tante piaghe umane, in tanti dolori umani e quel momento di dolore, di piaga, di sofferenza ci fa guardare il Cielo e dire: “Io credo che il mio Redentore è vivo. Ma fermati, Signore”. E questa è la preghiera che forse esce da tutti noi, quando guardiamo questo cimitero. “Sono sicuro, Signore, che questi nostri fratelli sono con te.
Sono sicuro”, noi diciamo questo. “Ma, per favore, Signore, fermati. Non più. Non più la guerra.
Non più questa strage inutile”, come aveva detto Benedetto XV. Meglio sperare senza questa distruzione: giovani … migliaia, migliaia, migliaia, migliaia … speranze rotte. “Non più, Signore”. E questo dobbiamo dirlo oggi, che preghiamo per tutti i defunti, ma in questo luogo preghiamo in modo speciale per questi ragazzi; oggi che il mondo un’altra volta è in guerra e si prepara per andare più fortemente in guerra. “Non più, Signore. Non più”. Con la guerra si perde tutto.
Mi viene alla mente quell’anziana che guardando le rovine di Hiroshima, con rassegnazione sapienziale ma molto dolore, con quella rassegnazione lamentosa che sanno vivere le donne, perché è il loro carisma, diceva: “Gli uomini fanno di tutto per dichiarare e fare una guerra, e allafine distruggono se stessi”. Questa è la guerra: la distruzione di noi stessi. Sicuramente quella donna, quell’anziana, lì aveva perso dei figli e dei nipotini; le erano rimaste solo la piaga nel cuore e le lacrime. E se oggi è un giorno di speranza, oggi è anche un giorno di lacrime. Lacrime come quelle che sentivano e facevano le donne quando arrivava la posta: “Lei, signora, ha l’onore che suo marito è stato un eroe della Patria; che i suoi figli sono eroi della Patria”. Sono lacrime che oggi l’umanità non deve dimenticare. Questo orgoglio di questa umanità che non ha imparato la lezione e sembra che non voglia impararla!
Quando tante volte nella storia gli uomini pensano di fare una guerra, sono convinti di portare un mondo nuovo, sono convinti di fare una “primavera”. E finisce in un inverno, brutto, crudele, con il
regno del terrore e la morte. Oggi preghiamo per tutti i defunti, tutti, ma in modo speciale per questi giovani, in un momento in cui tanti muoiono nelle battaglie di ogni giorno di questa guerra a
pezzetti. Preghiamo anche per i morti di oggi, i morti di guerra, anche bambini, innocenti. Questo è il frutto della guerra: la morte. E che il Signore ci dia la grazia di piangere.

(OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO - Libreria Editrice Vaticana)



SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI - 1 Novembre 2017

"Dio onnipotente ed eterno, che doni alla tua Chiesa
la gioia di celebrare in un’unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi,
concedi al tuo popolo,
per la comune intercessione di tanti nostri fratelli,
l’abbondanza della tua misericordia."

La solennità di Tutti i Santi è la “nostra” festa: non perché noi siamo bravi, ma perché la santità di Dio ha toccato la nostra vita. I santi non sono modellini perfetti, ma persone  attraversate da Dio
.
Possiamo paragonarli alle vetrate delle chiese, che fanno entrare la luce in diverse tonalità di colore. I santi sono nostri fratelli e sorelle che hanno accolto la luce di Dio nel loro cuore e l’hanno trasmessa al mondo, ciascuno secondo la propria “tonalità”. Ma tutti sono stati trasparenti, hanno lottato per togliere le macchie e le oscurità del peccato, così da far passare la luce gentile di Dio.
Questo è lo scopo della vita: far passare la luce di Dio, e anche lo scopo della nostra vita. Infatti, oggi nel Vangelo Gesù si rivolge ai suoi, a tutti noi, dicendoci «Beati» (
Mt  5,3). È la parola con cui inizia la sua predicazione, che è “vangelo”, buona notizia perché è la strada della felicità.
Chi sta con Gesù è beato, è felice. La felicità non sta nell’avere qualcosa o nel diventare qualcuno, no, la felicità vera è stare col Signore e vivere per amore. Voi credete questo? La felicità vera non sta nell’avere qualcosa o nel diventare qualcuno; la felicità vera è stare con il Signore e vivere per amore. Credete questo? Dobbiamo andare avanti, per credere a questo. Allora, gli ingredienti per la vita felice si chiamano beatitudini: sono beati i semplici, gli umili che fanno posto a Dio, che sanno piangere per gli altri e per i propri sbagli, restano miti, lottano per la giustizia,
sono misericordiosi verso tutti, custodiscono la purezza del cuore, operano sempre per la pace e rimangono nella gioia, non odiano e, anche quando soffrono, rispondono al male con il bene.Ecco le beatitudini. Non richiedono gesti eclatanti, non sono per superuomini, ma per chi vive le prove e le fatiche di ogni giorno, per noi. Così sono i santi: respirano come tutti l’aria inquinata dal male che c’è nel mondo, ma nel cammino non perdono mai di vista il  tracciato di Gesù, quello indicato nelle beatitudini, che sono come la mappa della vita cristiana . Oggi è la festa di quelli che
hanno raggiunto la meta indicata da questa mappa: non solo i santi del calendario, ma tanti fratelli e sorelle “della porta accanto”, che magari abbiamo incontrato e conosciuto. Oggi è una festa di famiglia, di tante persone semplici e nascoste che in realtà aiutano Dio a mandare avanti il mondo.
E ce ne sono tanti, oggi! Ce ne sono tanti. Grazie a questi fratelli e sorelle sconosciuti che aiutano Dio a portare avanti il mondo, che vivono tra di noi; salutiamoli tutti con un bell’applauso!
Anzitutto – dice la prima beatitudine – sono «poveri in spirito» (Mt 5,3). Che cosa significa? Che non vivono per il successo, il potere e il denaro; sanno che chi accumula tesori per sé non arricchisce davanti a Dio (cfr Lc 12,21). Credono invece che il Signore è il tesoro della vita, e l’amore al prossimo l’unica vera fonte di guadagno. A volte siamo scontenti per qualcosa che ci manca o preoccupati se non siamo considerati come vorremmo; ricordiamoci che non sta qui la nostra beatitudine, ma nel Signore e nell’amore: solo con Lui, solo amando si vive da beati.
Vorrei infine citare un’altra beatitudine, che non si trova nel Vangelo, ma alla fine della Bibbia e parla del termine della vita: «Beati i morti che muoiono nel Signore» (Ap 14,13). Domani saremo chiamati ad accompagnare con la preghiera i nostri defunti, perché godano per sempre del Signore. Ricordiamo con gratitudine i nostri cari e preghiamo per loro.
La Madre di Dio, Regina dei Santi e Porta del Cielo, interceda per il nostro cammino di santità e per i nostri cari che ci hanno preceduto e sono già partiti per la Patria celeste.
(SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI, PAPA FRANCESCO, ANGELUS)



domenica 29 ottobre 2017

XXX Domenica Tempo Ordinario - 29 Ottobre 2017

" Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a questo: amerai il tuo prossimo come te stesso". (Mt 22, 37-39)


Come si fa a vivere questo comandamento? 
Bisogna uscire dalla visione legalista per avere come orizzonte la via dell'Amore che ci libera da tutti gli idoli. 
Quali sono gli idoli?
Tutto ciò che crea una dipendenza affettiva e che quindi non realizza l'unità della persona tra mente, corpo, cuore, anima.
E se vivo l'idolatria vuol dire che non sto camminando nel modo giusto con me stesso, non sto camminando nel modo giusto con Dio.

Dobbiamo quindi riconoscere la necessità di pregare, di coltivare la nostra relazione con Dio Padre, mediante Gesù Cristo, il quale porta unità nella nostra natura umana di per sè scissa.
Gesù stesso infatti sentiva il bisogno di pregare il Padre nonostante fosse continuamente in comunione con lui, proprio perchè la sua natura umana aveva bisogno di questa relazione.

La chiave della vita, quella che ci libera da tutte le paure perchè ci apre le porte del paradiso è il credere in Cristo Gesù vivendo il suo Vangelo con le persone che ci circondano.
Chi riesce a vivere questo sempre vive già in paradiso, il cielo dentro di noi, l'Amore di Dio in noi.

XXIX Domenica Tempo Ordinario - 22 Ottobre 2017

"Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e 
a Dio quello che è di Dio". 
Mt 22, 21


GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE: 
" LA MISSIONE AL CUORE DELLA FEDE CRISTIANA"

Ogni Cristiano dovrebbe sentirsi chiamato, eletto inviato
Dovrebbe avere a cuore la missione! 
La missione in fondo è ridare a Dio ciò che è di Dio!
La nostra salvezza è rendere a Dio la nostra immagine, creata per riflettere la sua gloria!
Cesare ha scelto di imprimere la sua immagine sull'oro, Dio sull'umanità.
Dio prima ci crea poi ci redime.

Ridai a Cesare la sua moneta...
ma la tua immagine devi renderla a Dio!
Ciascuno di noi renderà conto se ha realizzato o meno l'immagine che Dio ci chiama a realizzare!

XXVIII Domenica Tempo Ordinario - 15 Ottobre 2017

"Amico perchè sei entrato qui senza l'abito nuziale?" 
Mt 22, 12

Nel versetto dell'Alleluia di questa domenica leggiamo:
Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
 illumini gli occhi del nostro cuore 
per farci comprendere 
a quale speranza ci ha chiamati.

Dio ci ha creati per essere eternamente con lui.
Qual è l'abito nuziale richiesto da Gesù nella parabola delle nozze del Re, le nozze che Dio vuole celebrare con l'umanità?

Il termine abitus ha la stessa radice di Abbà, Padre.
Quindi l'abitus è la nostra disponibilità a vivere la relazione con Dio, lasciarlo entrare nella nostra intimità così da illuminare gli occhi del cuore, ossia la nostra persona nella sua totalità.


XXVII Domenica Tempo Ordinario - 8 Ottobre 2017

"C'era un uomo che possedeva un terreno, e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, viscavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano". Mt 21, 33

Qual è il compito dell'umanità? L'uomo e la donna che cosa dovrebbero fare? 
Realizzare l'immagine di Dio che per noi si è fatto uomo, si è incarnato.

La diatriba tra i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo è legata al modo in cui loro si sentono privilegiati del messaggio di Dio, dell'Alleanza e privano  tutti gli altri di poter ricevere questo frutto dell'Alleanza, e qual è questo frutto dell'Alleanza?
In che cosa consiste il regno di Dio per me? E quali frutti davvero io penso che possa produrre?                                        
Il regno di Dio è il prendere coscienza che noi mediante Gesù Cristo possiamo diventare capaci di vivere da figli di Dio. E vivere da figli di Dio nel tempo e nella storia.

Il profeta Isaia rimprovera gli stessi capi dei sacerdoti e anziani perchè a loro è stato affidato il popolo ma non sono stati in grado di coltivare e custodire questa vigna.

"Egli (Dio) l'aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino egli aspettò che producesse uva; essa produsse, invece, acini acerbi". Is 5,2 

Noi possiamo illuderci di essere noi gli autori della nostra vita, la terra siamo noi, la nostra esistenza, il problema è saper vivere questa vita come un dono e ridarla a Dio come un Dono. E per ridarla a Dio come un dono deve morire il nostro io che si pone come signore e dominatore di se stesso e nessuno può dominare se stesso perchè nessuno può dominare la sua vita.

Quando ridaremo la vita a Dio nel modo giusto? Quando sapremo vivere il messaggio di Gesù e in che cosa consiste il messaggio di Gesù?
Consiste nel vivere ogni giorno una relazione con lui che ci permetterà di interiorizzare tutti quei valori più grandi del Vangelo: il perdono, la misericordia.
Ma che cos'è la misericordia? 
E' permettere a Dio di entrare nelle mie viscere, è permettere a Dio di prendersi cura del regno che sta crescendo dentro di me. Io sono eterno e non so vivere questa eternità in me perchè non mi so amare come Gesù vuole. E non mi conosco come Gesù mi potrebbe far conoscere me stesso perchè non ci sto con Gesù.

Ecco perchè S. Paolo dice ai Filippesi:
" Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me mettetele in pratica. 
E il Dio della Pace sarà con voi!"

C'è un progresso: imparo, ricevo, ascolto, vedo, in chi? In Cristo Gesù. E la pace sarà il frutto di questa relazione con Lui.

lunedì 25 settembre 2017

XXIII Domenica Tempo Ordinario - 10 Settembre 2017


" Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell'amore vicendevole; perchè chi ama l'altro ha adempiuto la Legge... Amerai il tuo prossimo come te stesso" ( Rm 13, 8. 9)


La lettera di S. Paolo ai Romani è strettamente legata al tema della correzione fraterna del brano evangelico di Matteo.


La correzione fraterna infatti è uno strumento che ci permette di realizzare la carità, ma per esercitare la carità è indispensabile saper fare distinzione tra il giudizio logico e il giudizio morale. 

Possiamo giudicare il comportamento dell'altro come sbagliato ma non giudicare mai la persona; il giudizio dell'altro infatti vincola la relazione con l'altro e quindi mina la carità tra i fratelli. 

Per evitare quindi di cadere nel giudizio dell'altro il Vangelo ci suggerisce come fare per non rompere la comunione con il fratello:

"Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, và e ammoniscilo tra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perchè ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità...  In verità vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. perchè dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro". 

Facciamo nostre le parole della colletta e chiediamo al Padre di essere capaci di realizzare tra noi la carità:

 " O Padre, che ascolti quanti si accordano nel chiederti qualunque cosa nel nome del tuo Figlio, donaci un cuore e uno spirito nuovo, perchè ci rendiamo sensibili alla sorte di ogni fratello secondo il comandamento dell'amore, compendio di tutta la legge"


XXI Domenica Tempo Ordinario - 27 Agosto 2017

Trasfigurazione del Signore - 6 Agosto 2017 (XVIII Domenica Tempo Ordinario)

L’ascesa dei discepoli verso il monte Tabor ci induce a riflettere 
sull’importanza di staccarci dalle cose mondane, 
per compiere un cammino verso l’alto e contemplare Gesù. 
Si tratta di disporci all’ascolto attento e orante del Cristo, il Figlio amato del Padre, ricercando momenti di preghiera che permettono 
l’accoglienza docile e gioiosa della Parola di Dio. 
In questa ascesa spirituale, in questo distacco dalle cose mondane, 
siamo chiamati a riscoprire il silenzio pacificante e rigenerante 
della meditazione del Vangelo, della lettura della Bibbia, 
che conduce verso una meta ricca di bellezza, di splendore e di gioia. 

E quando noi ci mettiamo così, con la Bibbia in mano, 
in silenzio, cominciamo a sentire questa bellezza interiore, 
questa gioia che genera la Parola di Dio in noi. 
In questa prospettiva, il tempo estivo è momento provvidenziale 
per accrescere il nostro impegno di ricerca e di incontro con il Signore. 
In questo periodo, gli studenti sono liberi dagli impegni scolastici 
e tante famiglie fanno le loro vacanze; 
è importante che nel periodo del riposo e del distacco dalle occupazioni quotidiane, 
si possano ritemprare le forze del corpo e dello spirito, 
approfondendo il cammino spirituale.


SS. Corpo e Sangue di Cristo - 18 Giugno 2017







L’Eucaristia ci ricorda anche che non siamo individui, ma un corpo
Come il popolo nel deserto raccoglieva la manna caduta dal cielo 
e la condivideva in famiglia (cfr Es 16), 
così Gesù, Pane del cielo, ci convoca per riceverlo, 
riceverlo insieme e condividerlo tra noi. 
L’Eucaristia non è un sacramento “per me”, 
è il sacramento di molti che formano un solo corpo, 
il santo popolo fedele di Dio. 

Papa Francesco, Omelia 18 giugno 2017



domenica 11 giugno 2017

Santissima Trinità - 11 Giugno 2017



Santissima Trinità!
Dopo la Pentecoste la chiesa ci invita a celebrare il mistero della redenzione:
siamo eterni, siamo abitati da Dio e Dio ci rivela gradualmente e in divenire ciò che siamo,
ossia amati da Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo.


Nel Vangelo Dice Gesù a Nicodemo: "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui". (Gv 3,16-17)
In che cosa siamo salvati? Dal Peccato
S. Paolo citando Isaia dice che:"Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge". (1 Cor 15, 56)


Dobbiamo quindi ripartire dalla risurrezione e non dalla legge e per fare questo dobbiamo seguire l'insegnamento del Vangelo per vivere la libertà dei figli di Dio che ci permette di non giudicare i nostri limiti ma di viverli nell'ottica della conoscenza di noi stessi e degli altri.

Dio di è fatto peccato e ha rimesso i nostri peccati, nella confessione sperimentiamo il nostro essere trinitari, il nostro essere abitati da Dio stesso mediante Gesù Cristo, attraverso il quale entro nella dimensione trinitaria vivendo un contesto evangelico nel quale ognuno ha il valore dell'unicità, ognuno può esprimere liberamente il proprio essere, esprimendosi nell'autenticità anche con i propri limiti, i quali mi rimettono in discussione nella relazione con me stesso e con gli altri e così facendo mi danno la possibilità di sperimentare l'Amore di Dio.

giovedì 8 giugno 2017

Pentecoste - 4 Giugno 2017

“[1]Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. [2]Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. [3]Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; [4]ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.” (At, 2 1-4)

Questa è la potenza dello Spirito Santo: ci dà il potere di esprimerci, di esprimere nella nostra vita che “Gesù è il Signore”(1 Cor 12,3).

Gesù  è il Signore della mia vita quando non mi lascio più distogliere dalle distrazioni , dagli idoli, ma accolgo l’annuncio gridato, il Kerygma.

Allora saremo liberi di esprimerci nella comunità per il bene di tutti!
Dice infatti San Paolo ai Corinzi:

“A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune”. (1 Cor 12,7)

Ma lo Spirito Santo agisce se noi ci incontriamo, se raggiungiamo l’unità nel corpo mistico, l’unità nella Chiesa mediante il dialogo.  
L’unità si raggiunge mediante l’Amore, lo Spirito Santo, mediante la comunione di diversi carismi, diversi ministeri e diverse attività:

“uno solo è Dio, che opera tutto in tutti”. (1 Cor 12, 6)

E se siamo immersi nell’ Amore di Cristo saremo credibili attraverso il vissuto.


I frutti della chiesa infiammata dall’Amore di Dio sono quindi l’unità e la missione. E il bene comune sarà la manifestazione della Trinità tra di noi.

Ascensione - 28 Maggio 2017

Uomini di Galilea potremmo essere noi, ai quali viene rivolta la stessa domanda rivolta agli apostoli durante l’Ascensione al cielo di Gesù:
“Perché fissate nel cielo lo sguardo?”
 Quanti invece si rivolgono al cielo, nelle difficoltà della vita, chiedendo “perché tutto questo?”.  
“Siamo smarriti, non ci capiamo più niente”.
Finché siamo centrati sul nostro io non conosciamo l’Amore di Dio e degli altri.
La vera crescita è frutto della sofferenza, una sofferenza legata alla crocifissione del nostro io, certi di essere stati già redenti.

Siamo chiamati a guardare il cielo e dire
 “Ma io sono già stato redento!
Cosa mi manca per essere gioioso?”
Il Vangelo illumina l’essere e ci riempie di gioia!
L’unica risposta alla sofferenza del mondo è la conoscenza dell’amore di Dio.


Sesta Domenica di Pasqua - 21 Maggio 2017

“In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre
e voi in me e io in voi. 
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva,
questi mi ama.
Chi mi ama sarà amato dal Padre mio
e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui”.
(Gv 14, 20-21)


Quale abito dobbiamo imparare a vestire?
L'abito che ci sta cucendo Maria e che va bene per ciascuno di noi in modo esclusivo;  divento figlio nel figlio se agisco come lui vuole che agisco, facendogli illuminare le zone d'ombra dominate dal giudizio.

Per fare questo dobbiamo vivere il comandamento che Gesù ci ha lasciato:
amatevi gli uni gli altri.

Perché dobbiamo osservarlo? La vita è più dolore che gioia : siamo stanchi, affaticati, oppressi dobbiamo imparare a scegliere il riposo in Gesù.

Quinta Domenica di Pasqua - 14 Maggio 2017

Gesù dice ai suoi discepoli nel discorso d'addio:
“Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me (…) Io vado a prepararvi un posto”.
 (Gv 14,1-2)

Chi ha fede non ha paura.
Chi ha paura è sempre malato e guidato dall'istinto di sopravvivenza.
Gesù ci dona la qualità della vita, cioè il conoscersi.
Lui ci ha preparato un "posto", cioè la relazione con colui che ci ha creati mediante l'Eucaristia: Pane di vita eterna.
La comunità di Giovanni respira la relazione tra Gesù e lo Spirito del Padre e quindi la rivelazione della vita immortale.
Solo Gesù ci apre alle relazioni autentiche
perché ci apre alla relazione con il Padre.

Dice Gesù a Filippo: 
“Le parole che io vi dico, non le dico da me;
ma il Padre che è con me compie le sue opere”.
(Gv 14,10)

La fede è quindi una dinamica relazionale,
un dialogo che porta ad un’incontro,
l’adesione ad un movimento relazionale
che si concretizza nell'incontro quotidiano con Gesù,
 che è in noi e che attraverso la grazia sacramentale
ci santifica nella relazione con noi stessi e con gli altri.
Dio non ci ama nella nostra perfezione

perché solo l'imperfezione può far agire lui.

Quarta Domenica di Pasqua - 7 Maggio 2017

"Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza".
(Gv 10, 10)

Il Vangelo di oggi può essere sintetizzato con due verbi:
ascoltare e seguire.
Essi infatti descrivono l'atteggiamento di chi vuole seguire Gesù,
il Pastore delle Pecore.

L'ascolto della sua Parola infatti alimenta la fede, e la fede ci conduce ad agire seguendo l'insegnamento di Gesù vivendo quotidianamente fino a donare la vita per gli altri secondo l'esempio che Gesù ci ha lasciato.

Scrive san Pietro nella seconda lettura
"Carissimi, se facendo il bene sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. 
A questo infatti siete stati chiamati,
poiché anche Cristo patì per voi,
lasciandovi un esempio,
perché ne seguiate le orme"
(1Pt 2, 20b-21).

In questo consiste la conversione che annuncia Pietro nella prima lettura degli atti degli apostoli : di lasciarci ricondurre nell'ovile del Pastore per seguire la sua voce, certi che ci conduce a pascoli erbosi e ad acque tranquille.

“Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni”.

(Salmo 22)

domenica 30 aprile 2017

Veglia Vocazionale in Santuario 1 Maggio 2017 ore 21.00


Siete tutti invitati a partecipare 

alla Veglia Vocazionale per la Forania di Carsoli



1 MAGGIO 2017 ORE 21.00 
nel Santuario della Madonna dei Bisognosi

Riportiamo di seguito gli altri appuntamenti nella diocesi per la settimana di preghiera per le vocazioni:




Terza domenica di Pasqua - 30 Aprile 2017



O Dio, che in questo giorno memoriale della Pasqua 
raccogli la tua Chiesa pellegrina nel mondo, 
donaci il tuo Spirito, 
perché nella celebrazione del mistero eucaristico
 riconosciamo il Cristo crocifisso e risorto 
che apre il nostro cuore all'intelligenza delle Scritture, 
e si rivela a noi nell'atto di spezzare il pane. (Colletta)


Il comandamento dell'amore, che Gesù ha indicato nella sua vita e portato a compimento dal Risorto mediante il mistero Pasquale possiamo viverlo Santa Messa. 
Ma siamo sempre consapevoli di questo?

"...due dei discepoli erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo". 

Tante volte anche noi partecipiamo al mistero eucaristico come i due discepoli: gli occhi impediti a riconoscere il Cristo Crocifisso e Risorto.
Gesù continua a donarsi a noi come ai discepoli di Emmaus facendosi nostro compagno di viaggio, mettendosi in cammino con la sua chiesa, con ciascun battezzato affinché anche noi risorti mediante il battesimo possiamo camminare a nostra volta con i nostri fratelli in Lui e con il mondo, con chi incontriamo su nostro cammino.

Donaci Signore il tuo Spirito
 affinchè possano aprirsi anche i nostri occhi
 e riconoscere che è alla tua presenza
 che arde il nostro cuore.






Seconda domenica di Pasqua - 23 Aprile 2017

Signore Dio nostro, 
che nella tua grande misericordia ci hai rigenerati 
a una speranza viva 
mediante la risurrezione del tuo Figlio,
 accresci in noi, sulla testimonianza degli Apostoli,
la fede pasqualeperché aderendo a lui pur senza averlo visto 
riceviamo il frutto della vita nuova. (Colletta)

La figura di Tommaso è quella che più rappresenta la condizione umana che spesso ha bisogno di vedere per credere. Gesù risponde a ciascuno di noi come a Tommaso:

«Perché mi hai veduto, tu hai creduto; 
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Beati sono i cristiani di tutti i tempi che ricevono il frutto della vita nuova aderendo a Cristo sulla testimonianza degli apostoli, una testimonianza di fede viva vissuta insieme al punto da lasciare tutto per vivere insieme quell'insegnamento così prezioso lasciato da Gesù.

Tutti i credenti stavano insieme 
e avevano ogni cosa in comune; 
vendevano le loro proprietà e sostanze
 e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno.
Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, 
prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, 
lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo.
Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.
 ( At 2, 44-47)


Domenica di Resurrezione - 16 Aprile 2017

O Padre, che in questo giorno, 
per mezzo del tuo unico Figlio, 
hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, 
concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, 
di essere rinnovati nel tuo Spirito, 
per rinascere nella luce del Signore risorto.

Abbiamo vissuto i giorni della Passione, 
la crocifissione, la morte di Gesù!
Stanotte Cristo è risorto: e noi quando risorgiamo?
Per sconfiggere la morte Gesù ha vissuto la morte, per sconfiggere in noi l'individualismo, dobbiamo morire a noi stessi, al nostro io che ci impedisce di incontrare l'altro.

Il male che è in noi si esprime 
attraverso il conflitto dentro e fuori di noi.
Non si celebra allora la Pasqua nella famiglia se non la viviamo nel nostro cuore.

Maria di Magdala va al sepolcro con il buio.
Il buio è vivere l'esistenza nel peccato, il non essere pacificati, il non essere nella verità con se stessi... e così la luce che è potenzialmente in noi non si accende...

Chi ci libera? La luce di Cristo!
E' possibile accendere la luce di Cristo in noi se crediamo e viviamo una vita evangelica.

Quando deciderò a consegnare la mia vita a Gesù per lasciarla redimere?
Gesù ci redime vincendo il nostro peccato con l'Amore.

Sabato Santo : Veglia Pasquale - 15 Aprile 2017

Venerdì Santo: passione di nostro Signore Gesù Cristo - 14 Aprile 2017

Giovedì Santo : messa in Coena Domini 13 Aprile 2017

mercoledì 12 aprile 2017

Adorazione Giovedì Santo 2017


sabato 8 aprile 2017

Orari Settimana Santa 2017


32°Giornata Mondiale della Gioventù


lunedì 3 aprile 2017

Quinta domenica di Quaresima 2017


Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. (Gv 11, 17)




Il sepolcro è la casa del nostro essere quando ci sentiamo morti dentro a causa dei condizionamenti, quando al primo posto mettiamo il dio denaro, quando la nostra natura è vittima del nostro io istintuale. L’egoismo non ci fa’ vivere le relazioni perché ancora non facciamo rotolare la pietra dal sepolcro del nostro cuore.Gesù invece ci dice: “Uscite!”…”Vivete!”La vita vera è scoprire di essere già immortali, già eterni!
Il battesimo infatti ci chiama a morire a noi stessi per conoscere l’Amore di Dio seguendo l’insegnamento di Gesù per poi ridare agli altri i frutti della nostra sequela!Chiediamoci:“Che cosa mi impedisce di lasciarmi Amare da Dio?”


Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. (Gv 11,32-35)Gesù non piange per Lazzaro che è già in comunione con Lui, ma si commuove nel vedere Maria e gli altri Giudei soffrire per la morte di una persona cara.

Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». (Gv 11, 39-40)
Nel Vangelo di Giovanni la gloria di Dio si manifesta nella morte in croce di Gesù dove si manifesta totalmente l’Amore di Dio, l’amore per i nemici  Gesù esclama prima di morire: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. (Lc 23,34)

Arriviamo ad amare i nemici quando sconfiggiamo l’inimicizia che è in noi. Il cuore soffre finché viviamo il conflitto tra la ragione e le emozioni e costruiamo i muri dentro di noi. Chi conosce se stesso nella Verità raggiunge invece l’equilibrio in sé che gli permette di essere al servizio degli altri.
La resurrezione spirituale , quella del cuore, illumina la totalità della persona. 

domenica 2 aprile 2017

Quarta domenica di quaresima 2017

«Siamo ciechi anche noi?».




Le letture proposte nelle domeniche di Quaresima dell'anno A sono un cammino esegetico di preparazione al battesimo, nella scorsa settimana il tema era quello dell’acqua, questa settimana la luce.

Insieme al cieco nato siamo chiamati a illuminarci gradualmente riconoscendo Gesù prima come uomo…Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». (Gv 9, 10-11)


…in un secondo momento come profeta
Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». (Gv 9, 17)


…ed infine come Signore: Credo!Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». (Gv 9, 35-38)


Cosa ci impedisce di vivere la luce? La prigionia dell’io dal giudizio.
 Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». (Gv 9, 39)


Mediante il battesimo siamo chiamati a vivere l’Amore di Dio che ci libera dal Giudizio.


Da cosa riconosciamo i frutti della luce? Ci risponde la seconda lettura:
“frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità”. (Ef 5, 9)