Pereto - Rocca di Botte

giovedì 29 settembre 2016

XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

GIORNATA PER LA CARITÀ DEL PAPA

GIORNATA INTERNAZIONALE A SOSTEGNO DELLE VITTIME DI TORTURA

Non dobbiamo subito pensare agli eccessi che possono avere coloro che eseguono la coazione prevista dalle leggi; né ci possiamo fermare alle torture verso i prigionieri di guerra o a quelle subite da Rambo e dintorni.
Dobbiamo soprattutto pensare alle torture sia fisiche sia psichiche che si consumano nelle relazioni private ad opera di bulli e da “padri-padroni”.
Quando si arriva a tanto vuol dire che la gestione del potere, reale o presunto, ha generato mostri irresponsabili.
Utilizziamo questa giornata per fare discernimento catartico.

IDEA LUCE: Questo Bambino sarà segno di contraddizione ( Simeone )

1. La contraddizione riportate dal vangelo di oggi.

I Samaritani non vollero riceverlo
C’è invece chi si sente chiamato a seguirlo

C’è una strada sbarrata e senza sbocco
E c’è  una strada che porta ad un altro villaggio

C’è la cultura della punizione
E c’è l’invito a guardare oltre

Ci sono inviti alla sequela
E ci sono risposte condizionate


1. Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio.

Gesù nel pronunciare queste parole  aveva certamente in memoria l’episodio narrato nella prima lettura di oggi.
Un uomo ad arare i campi attira lo sguardo di Dio: lo chiama, per interposta persona, al suo servizio.
Quale servizio?
Quello di dare voce al silenzio divino.
Elia aveva fatto discernimento tra le tante voci risuonate sul monte Oreb.
Aveva individuato la voce di Dio nella carezza di una brezza impercettibile.
Una voce nuova, fresca, captata al tramonto di una giornata gridata.
Una voce custodita dal tepore del  mantello per essere riaffidata alla brezza del nuovo mattino.
Il profeta ritornò sui suoi passi e divenne una presenza che richiamava l’invisibile Iddio.

Ora Elia è nella condizione di individuare il suo successore immerso nel lavoro dei campi coprendolo col suo mantello

2. Il profeta.

Il popolo riconosce la qualifica di “portavoce di Dio” a persone di alto profilo spirituale  e di saggezza equilibrata.
Il profeta coltiva la sua relazione con Dio nel proprio intimo dando voce agli arcani silenzi della natura.
Il mezzo che l’uomo di Dio ha a disposizione per trasmettere  al mondo esterno questo suo dialogo interiore è la propria testimonianza di vita.
Egli si distingue per una sorta di spiritualità singolare che il popolo capta con il proprio “sesto senso” senza tema di sbagliare.

Dice Gesù nel vangelo:dai loro frutti li riconoscerete.

Il primo frutto è la manifestazione di una volontà esplicita e tenace di vivere in prima persona quegli arcani silenzi che coglie nel raccoglimento.
Con semplicità mette in gioco se stesso.
Questa testimonianza non azzera le personali fragilità che il profeta riconosce con umile rammarico.
In sintesi: il profeta trasmette la parola con il proprio comportamento ancorché intriso di fragilità. 
Egli è austero con se stesso e comprensivo verso gli altri.

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