E’ la notte del silenzio del discepolo
che si trova intirizzito e paralizzato,
senza sapere dove andare
di fronte a tante situazioni dolorose
che lo opprimono e lo circondano.
E’ il discepolo di oggi,
ammutolito davanti a una realtà
che gli si impone facendogli sentire e,
ciò che è peggio,
credere che non si può fare nulla
per vincere tante ingiustizie
che vivono nella loro carne tanti nostri fratelli...
E in mezzo ai nostri silenzi,
quando tacciamo in modo così schiacciante,
allora le pietre cominciano a gridare (cfr Lc 19,40)
e a lasciare spazio al più grande annuncio
che la storia abbia mai potuto contenere nel suo seno:
«Non è qui. E’ risorto» (Mt 28,6)...
E se ieri, con le donne,
abbiamo contemplato «colui che hanno trafitto» (Gv 19,37; cfr Zc 12,10),
oggi con esse siamo chiamati a contemplare la tomba vuota
e ad ascoltare le parole dell’angelo:
«Non abbiate paura […] E’ risorto» (Mt 28,5-6).
Parole che vogliono raggiungere
le nostre convinzioni e certezze più profonde,
i nostri modi di giudicare
e di affrontare gli avvenimenti quotidiani;
specialmente il nostro modo di relazionarci con gli altri....
E’ risorto!
E’ l’annuncio che sostiene la nostra speranza
e la trasforma in gesti concreti di carità.
Quanto abbiamo bisogno di lasciare
che la nostra fragilità sia unta da questa esperienza!
Quanto abbiamo bisogno
che la nostra fede sia rinnovata,
che i nostri miopi orizzonti siano messi in discussione
e rinnovati da questo annuncio!
Egli è risorto e con Lui risorge la nostra speranza creativa
per affrontare i problemi attuali,
perché sappiamo che non siamo soli.
(Papa Francesco Omelia della Veglia Pasquale 2018)
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