Pereto - Rocca di Botte

martedì 6 dicembre 2016

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

LE RICORRENZE DI QUESTA DOMENICA:

1.Gesù Cristo Re dell’universo, solennità.

Questa solennità è collocata a conclusione dell’Anno Liturgico quasi a voler significare il fine della storia dell’umanità e dell’intera creazione: tutto converge in Cristo.
Dice Gesù: il mio regno non è di questo mondo.
Questa risposta che Gesù dà a Pilato invita a scoprire l’originalità del regno e a studiarlo nella sua unicità così da mettere in evidenza ciò che gli è proprio e che lo distingue dai regni di questo mondo.
Per far ciò dobbiamo ricorrere ad altre parole di Gesù:
I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti.(Matteo 20, 25-28).
Nel vangelo di Luca leggiamo: il regno di Dio è in mezzo a voi (Luca 17,21).
Queste due affermazione, messe a confronto, ci portano a concludere che il regno di Dio non è l’utopia del credente, ma è il suo impegno di vita e coincide con la propria conversione al messaggio così radicale del vangelo che capovolge i criteri di ogni ambizione.
Il cristiano fa denuncie profetiche, dà voce a chi non ha voce, mediante la propria conversione.
Si può dire ancora che il regno di Dio è in questo mondo in modo “criptato” finché il credente non fa propria la logica dell’incarnazione che ha portato il Figlio dell’uomo a mettersi a servizio.

“Utopia” di Thomas More è giunta al suo quinto secolo (1516 – 2016).
Il credente una domanda se la deve pur fare: il messaggio evangelico è soltanto un ideale verso cui tendere;  un faro che ci evita di brancolare tra i meandri della storia?
Abbiamo iniziato il ventunesimo secolo dal primo annuncio del messaggio cristiano. La storia di questi due millenni ci ha trasmesso la fede di singoli credenti che hanno colto l’urgenza del messaggio e lo hanno tradotto in comportamento.
Ma il vangelo ci sollecita a tradurre il messaggio anche nelle istituzioni: i capi delle nazioni esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi.
Avviare una semplice riflessione è poco rispetto all’urgenza del messaggio che deve essere tradotto non soltanto nelle costituzioni delle istituzioni tra credenti ( le aggregazioni ecclesiali religiose o laicali) me nel vissuto dei membri delle stesse associazioni.
Chi si riconosce membro di una comunità di credenti ( leggasi Parrocchia ) non può disattendere l’urgenza di incarnare lo stile del regno di Dio.

2.Conclusione del Giubileo della Misericordia.

a) Questi i momenti vissuti comunitariamente durante l’anno:
-Pellegrinaggio; passaggio attraverso la Porta santa; comunione eucaristica; preghiera secondo le intenzioni del Papa.
Questi “segni” indicano la volontà della personale conversione ad accogliere e a praticare il messaggio evangelico.
Detta conversione viene suggellata con la celebrazione del Sacramento della Confessione. Senza questo sigillo tutto resta nel vago.
Ieri e l’altro ieri abbiamo dedicato la liturgia al sacramento della confessione per offrire la possibilità di concludere i momenti del Giubileo a coloro che non avevano avuto l’occasione di confessarsi.

b) Questi i tradizionali gesti che incarnano la misericordia:
-Opere materiali: dar da mangiare agli affamati; dar da bere agli assetati; vestire gli ignudi; accogliere i forestieri; assistere gli ammalati; visitare i carcerati; seppellire i morti.
-Opere spirituali: Consigliare i dubbiosi; insegnare agli ignoranti; ammonire i peccatori; consolare gli afflitti; perdonare le offese; sopportare pazientemente le persone moleste; pregare Dio per i vivi e per i morti.

0 commenti:

Posta un commento