Convertitevi e credete al vangelo!
1. È questione di fede
La Comunità si è ritrovata pressoché al
completo alla celebrazione di inizio della Quaresima. Ciò lascia ben sperare
circa l’impegno di progredire sulle vie proposte dal vangelo.
Ci è stato detto che la conversione
dipende dalla fede: più crediamo in Dio e sua alla Parola, più speditamente
camminiamo sulla via della penitenza evangelica.
La misericordia divina sia balsamo e
ristoro lungo le tappe quaresimali. Buona
Quaresima!
2. Dal pensiero all’azione.
Prima di iniziare la predicazione, Gesù
si ritira per riflettere su come presentarsi al popolo per farsi conoscere
nella sua identità di Messia.( Sappiamo che gli è costato sacrificio; per cui a noi
se non costa nulla dirci cristiani forse
stiamo sulla strada sbagliata!)
Il discernimento che Gesù fa nel deserto
ci viene raccontato come una lotta tra il suo essere uomo e il suo essere Dio.
Con quali criteri programmare la predicazione con quelli che sono suggeriti da
Dio o con quelli vengono dall’uomo?
Sembra che l’Incarnazione non abbia ancora ripristinato la relazione di
comunione tra l’uomo e Dio. È necessario che Gesù si sottoponga alla prova
dell’Eden.
Tutti sperimentiamo la conflittualità
interiore che san Paolo ci racconta con queste parole: Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che
voglio io faccio, ma quello che detesto. ( Rom. 7,15 ).
Allo stesso Paolo però vien detto: ti basta la mia grazia ( 2 Cor. 12,9 ).
Gesù supera questa conflittualità a tal
punto da sentirsi libero di disporre della sua vita: nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di
offrirla e il potere di riprenderla di nuovo ( Giov. 10,18 ).
Per raggiungere la piena libertà di
fronte al male, Gesù ha seguito il seguente criterio:
a)
Si
è nutrito della parola di Dio senza dimenticare di sfamare le folle;
b)
Si
è messo in preghiera e in adorazione del Padre al punto da trasfigurarsi nel
volto senza mettere a disagio chi
l’avvicinava;
c)
Non
ha reso vano il nome di Dio pur dando dignità all’uomo.
Ha capovolto, cioè, i criteri che
ispirano il nostro agire che sono:
-
La ricerca del
“soldo” e di tutto ciò che simboleggia;
-
Dal possesso del
denaro a sentirsi “potenti” il passo è breve ( Voglio e posso! );
-
Come terzo
gradino:la ricerca del successo con gli “intrecci” celati che annoda.
Ci rendiamo conto che molti sono gli
ambiti sui quali fare discernimento in questo tempo quaresimale.
3. Dalla prima lettura.
a) Domenica scorsa
ci siamo soffermati sulla fede in Dio creatore. Sul fondamento di questa fede
la sacra scrittura ci tramanda l’offerta delle primizie a Dio come segno di
ringraziamento per aver dato all’uomo l’utilizzo di questo mondo per ricavarne
i beni necessari alla vita.
Oggi la liturgia ci propone la preghiera
che il pio israelita pronuncia mentre presenta le primizie all’altare.
La preghiera consiste nel raccontare i cosiddetti
<<magnalia Dei>> (= le
grandi cose fatte dal Signore in favore del popolo ).
Anche la Madonna, nel Magnificat, racconta ciò che il Signore
ha operato in lei e nella vita del suo popolo.
b) La preghiera
riferita dalla prima lettura di oggi racconta la liberazione dall’Egitto grazie
ad un intervento di Dio.
Il pio israelita vede la Palestina come “terra promessa” e, quindi, come dono di Dio. Questo è un nuovo motivo,
che si aggiunge a quello della fede in Dio creatore, per offrirgli le primizie.
La preghiera inizia riconoscendo la condizione
dei Padri che erano Aramei erranti ( oggi diremmo: migranti, apolidi, senza fissa dimora, clandestini … ), che
comprarono un fazzoletto di terra in Palestina da destinare alla sepoltura.
Qui, figgiti dall’Egitto, gli Ebrei portarono le ossa di Giuseppe.
La sacra Scrittura ci racconta, poi, come si espansero e si insediarono mediante la
conquista.
c) La lettura
stimola la riflessione sul discernimento dei segni della presenza di Dio nella
nostra storia, perché ancora oggi il credente cede alla tentazione di far
passare come volere di Dio proprie aspirazioni, oppure occupa spazi e ruoli in
suo nome.
E che dire dei tanti fenomeni e miracoli
che la cronaca registra?
Resta, tuttavia, un dato certo: Dio si
rende presente nella nostra storia: non è un Dio lontano! A noi il compito non
facile di metterci sulla sua lunghezza d’onda.
Come fare?
Ci possono aiutare le parole
dell’apostolo Giovanni:Chiunque ha questa
speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro ( 1 lettera di
Giovanni 3,3 ). Una coscienza pura è, dunque, lo strumento base che ci mette
nella condizione di metterci alla presenza di Dio innanzitutto là dove egli ci
ha detto di stare: comunione fraterna,
ascolto religioso della Parola, Sacramenti.
Se non riusciamo a trovarlo qui,
fermiamoci e riflettiamo; cercarlo altrove potrebbe significare che andiamo
alla ricerca del sensazionale: da qui, cadere nella superstizione, il passo è
breve.
Del resto, nelle tentazioni del deserto
Gesù non rifiuta proprio il sensazionale?
Gesù pianse su Gerusalemme per non aver
saputo riconoscere il tempo in cui
era stata visitata.
Saper riconoscere i segni della presenza
di Dio nella nostra storia non solo è importante, ma doveroso.
Il Risorto dice: ecco, sto alla porta e busso.
Segni non eclatanti, ma silenziosi e
discreti che dobbiamo saper discernere nella fede ed accoglierli entro un clima
di misericordia e di carità operosa.
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