Pereto - Rocca di Botte

domenica 21 febbraio 2016

PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA





Convertitevi e credete al vangelo!

1.      È questione di fede
La Comunità si è ritrovata pressoché al completo alla celebrazione di inizio della Quaresima. Ciò lascia ben sperare circa l’impegno di progredire sulle vie proposte dal vangelo.
Ci è stato detto che la conversione dipende dalla fede: più crediamo in Dio e sua alla Parola, più speditamente camminiamo sulla via della penitenza evangelica.
La misericordia divina sia balsamo e ristoro lungo le tappe quaresimali. Buona Quaresima!

2.      Dal pensiero all’azione.
Prima di iniziare la predicazione, Gesù si ritira per riflettere su come presentarsi al popolo per farsi conoscere nella sua identità di Messia.( Sappiamo che gli è costato sacrificio; per cui a noi se non costa nulla dirci cristiani forse stiamo sulla strada sbagliata!)
Il discernimento che Gesù fa nel deserto ci viene raccontato come una lotta tra il suo essere uomo e il suo essere Dio. Con quali criteri programmare la predicazione con quelli che sono suggeriti da Dio o con quelli vengono  dall’uomo?
Sembra che l’Incarnazione non abbia ancora ripristinato la relazione di comunione tra l’uomo e Dio. È necessario che Gesù si sottoponga alla prova dell’Eden.
Tutti sperimentiamo la conflittualità interiore che san Paolo ci racconta con queste parole: Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. ( Rom. 7,15 ).
Allo stesso Paolo però vien detto: ti basta la mia grazia ( 2 Cor. 12,9 ).
Gesù supera questa conflittualità a tal punto da sentirsi libero di disporre della sua vita: nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo ( Giov. 10,18 ).
Per raggiungere la piena libertà di fronte al male, Gesù ha seguito il seguente criterio:
a)      Si è nutrito della parola di Dio senza dimenticare di sfamare le folle;
b)      Si è messo in preghiera e in adorazione del Padre al punto da trasfigurarsi nel volto  senza mettere a disagio chi l’avvicinava;
c)      Non ha reso vano il nome di Dio pur dando dignità all’uomo.
Ha capovolto, cioè, i criteri che ispirano il nostro agire che sono:
-          La ricerca del “soldo” e di tutto ciò che simboleggia;
-          Dal possesso del denaro a sentirsi “potenti” il passo è breve ( Voglio e posso! );
-          Come terzo gradino:la ricerca del successo con gli “intrecci”  celati che annoda.
Ci rendiamo conto che molti sono gli ambiti sui quali fare discernimento in questo tempo quaresimale.

3.      Dalla prima lettura.
a)      Domenica scorsa ci siamo soffermati sulla fede in Dio creatore. Sul fondamento di questa fede la sacra scrittura ci tramanda l’offerta delle primizie a Dio come segno di ringraziamento per aver dato all’uomo l’utilizzo di questo mondo per ricavarne i beni necessari alla vita.
Oggi la liturgia ci propone la preghiera che il pio israelita pronuncia mentre presenta le primizie all’altare.
La preghiera consiste nel raccontare i cosiddetti <<magnalia Dei>> (= le grandi cose fatte dal Signore in favore del popolo ).
Anche la Madonna, nel Magnificat, racconta ciò che il Signore ha operato in lei e nella vita del suo popolo.

b)     La preghiera riferita dalla prima lettura di oggi racconta la liberazione dall’Egitto grazie ad un intervento di Dio.
Il pio israelita vede la Palestina come “terra promessa” e, quindi, come dono di Dio. Questo è un nuovo motivo, che si aggiunge a quello della fede in Dio creatore, per offrirgli le primizie.
La preghiera inizia riconoscendo la condizione dei Padri che erano Aramei erranti ( oggi diremmo: migranti, apolidi, senza fissa dimora, clandestini … ), che comprarono un fazzoletto di terra in Palestina da destinare alla sepoltura. Qui, figgiti dall’Egitto, gli Ebrei portarono le ossa di Giuseppe.
La sacra Scrittura ci racconta, poi,  come si espansero e si insediarono mediante la conquista.

c)      La lettura stimola la riflessione sul discernimento dei segni della presenza di Dio nella nostra storia, perché ancora oggi il credente cede alla tentazione di far passare come volere di Dio proprie aspirazioni, oppure occupa spazi e ruoli in suo nome.

E che dire dei tanti fenomeni e miracoli che la cronaca registra?

Resta, tuttavia, un dato certo: Dio si rende presente nella nostra storia: non è un Dio lontano! A noi il compito non facile di metterci sulla sua lunghezza d’onda.
Come fare?
Ci possono aiutare le parole dell’apostolo Giovanni:Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro ( 1 lettera di Giovanni 3,3 ). Una coscienza pura è, dunque, lo strumento base che ci mette nella condizione di metterci alla presenza di Dio innanzitutto là dove egli ci ha detto di stare: comunione fraterna, ascolto religioso della Parola, Sacramenti.
Se non riusciamo a trovarlo qui, fermiamoci e riflettiamo; cercarlo altrove potrebbe significare che andiamo alla ricerca del sensazionale: da qui, cadere nella superstizione, il passo è breve.
Del resto, nelle tentazioni del deserto Gesù non rifiuta proprio il sensazionale?    

Gesù pianse su Gerusalemme per non aver saputo riconoscere il tempo in cui era stata visitata.
Saper riconoscere i segni della presenza di Dio nella nostra storia non solo è importante, ma doveroso.
Il Risorto dice: ecco, sto alla porta e busso.

Segni non eclatanti, ma silenziosi e discreti che dobbiamo saper discernere nella fede ed accoglierli entro un clima di misericordia e di carità operosa. 

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