Pereto - Rocca di Botte

domenica 21 febbraio 2016

SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA






La preghiera illumina il volto

1.      Pregare non è dire le preghiere

Gesù con la sua trasfigurazione ci insegna che altro è pregare e altro è dire le preghiere. Egli prega immergendosi nel mistero divino portandovi dentro le vicende della sua vita.
È facile pensare che abbia trasformato in preghiera sia lo smarrimento dei discepoli ai quali aveva confidato la sua dipartita in Gerusalemme, sia la lettura che egli ne faceva alla luce della tradizione religiosa fondata sugli insegnamenti di Mosè e di Elia.

2.      Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno.

Viene da pensare che la Domenica se non entriamo nel clima di preghiera,  dormire forse no ( ci siamo appena alzati ), ma sicuramente siamo assaliti da noia.
Ugualmente accade a chi non trova spazio in partita, oppure in piazza non riesce ad entrare in dialogo.
È accaduto a Pietro, Giovanni e Giacomo sia in questa circostanza sul monte, sia nell’orto degli ulivi.
Oggi il vangelo ci dice che << Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno>>; mentre nell’orto degli ulivi << dormivano per la tristezza>>.
Nell’un caso e nell’altro i discepoli hanno assicurato la sola presenza fisica , ma il loro cuore era altrove.
Se oggi in chiesa proveremo a immergerci nei contenuti della preghiera, il tempo ci sembrerà breve e la luce degli occhi renderà superfluo ogni cosmetico.

3.      Abramo, padre di tutti i credenti.

a)      Così lo definisce la Sacra Scrittura.   Nella lettura di oggi ci viene presentato immerso nella
natura della quale si sente parte, ma nel contempo ne è attento osservatore. Ciò gli permette di cogliere la propria unicità rispetto a tutto quanto lo circonda.    Non si sente avvolto dal mondo e dai suoi elementi: Abramo li guarda, li osserva, li interroga a cominciare dalle stelle fino alla sabbia che calpesta. Tutto lo aiuta a darsi risposte e a camminare con fede sui tratturi della vita.
Non è un idealista né un romantico “ante litteram”: i suoi greggi ed armenti gli impediscono di sognare!
Ad Abramo urgono risposte concrete che trova con l’aiuto della sua fede incipiente.

b)      In un primo momento cerca scorciatoie appellandosi al “così fan tutti” suggerito dalla cultura del tempo. Ma il figlio avuto da Agar mette in crisi il suo “matrimonio”.
Per salvarlo fu costretto a prendere una drastica decisione nei confronti della schiava e di suo figlio Ismaele.
Costoro però non furono abbandonati dall’Angelo del Signore!
Il gesto dell’allontanamento doveva contribuire a purificare la cultura del tempo con la fede e, sempre mediante la fede, a introdurre Abramo nei “tempi” di Dio.
Infatti se Abramo e Sara avessero avuto un discendente in “età fertile”, difficilmente Isacco  sarebbe stato  accolto come “figlio della promessa”.

c)      La lettura di fede della storia personale e di quella comunitaria avviane sempre “a posteriori”: si configura come una rilettura del passato alla luce di una fede non più condizionata dall’affanno e dall’incertezza del futuro. È una lettura pacata che permette di vedere come Dio ha tracciato la via ai lenti passi dell’uomo che arranca per sentieri impervi.

Siamo alla conclusione del primo trimestre dell’Anno della Misericordia.
Avvertiamo qualche germe primaverile oppure il seme è ben pressato sotterra?

GLOSSARIO DEL GIUBILEO

4 BIS:      MISERICORDIA  ( Segue )

È stato detto che la misericordia è il più grande attributo di Dio. Proprio per questo il Signore si è com-mosso: ha lasciato la sua condizione divina per indossare i nostri panni.
Il Cristianesimo è la religione della Incarnazione.
Del resto anche noi diciamo: “mettiti nei miei panni” quando desideriamo che un amico ci comprenda in pienezza.
Il cuore di Dio si commuove dinanzi all’uomo impigliato nella rete delle proprie fragilità. Si muove a compassione. Per questo si è mosso da cielo: per patire con noi. Ha preso su di sé le nostre debolezze. Non si sente estraneo dinanzi alla nostra sofferenza, perciò si è mosso; è sceso da cavallo e ha condiviso la cavalcatura col malcapitato.

Si sente corresponsabile: Gesù risponde di noi presso il Padre, fino a donare la sua vita. Muore al posto del peccatore. 

0 commenti:

Posta un commento