Pereto - Rocca di Botte

lunedì 2 febbraio 2015

IV Domenica del Tempo Ordinario (anno B)

 “Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga”
Gesù, insieme ai suoi primi apostoli vive una vita comune: è sabato e come tutti i giudei, va alla sinagoga: ascolta la lettura della Bibbia, sente la spiegazione del testo fatta dallo scriba e prega con gli altri. E’ un insegnamento per le famiglie cristiane: è domenica, si va insieme alla chiesa, si ascoltano le letture, si ascolta l’omelia, si prega. Se tutte le famiglie cristiane si comportassero così sarebbe una vera rivoluzione epocale!

“insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi.”
I presenti nella sinagoga possono anche fare un commento e Gesù parla e racconta, spiega in maniera talmente nuova ed originale che tutti sono entusiasti e si stupiscono del suo insegnamento. Averne di gente così durante le nostre omelie! Non sappiamo cosa abbia detto e forse nessuno se ne ricorda, ma tutti si ricordano del fatto che Gesù parla con autorevolezza, non come gli scribi.
Colpisce perché parla di cose che sta vivendo, perché fa diventare vita ciò che legge.
Come la gente di Cafarnao, anche noi ci incantiamo ogni volta che incontriamo qualcuno con parole che trasmettono la sapienza del vivere, una sapienza sulla vita e sulla morte, sull’amore, sulla paura e sulla gioia. Averne di riflessioni così vive! Averne di discussioni così autorevoli nell’ambito familiare, invece di farsi prendere dal messaggio della TV che domina tutto il resto.
La gente nota questo particolare dell’autorità della parola di Gesù. E’ un’autorità che viene non solo dal suo parlare, ma anche dal suo essere; è l’autorità che in famiglia spetta ai genitori: forse si sta parlando di argomenti che i figli padroneggiano meglio dei genitori, ma il loro ruolo specifico fa sì che il pensiero di un padre o di una madre debba avere sempre un peso diverso dagli altri membri, . perché hanno l’autorità non solo di parlare ma di far sì che ciò di cui si parla possa accadere.
E’ l’autorità che nasce non dal dire il Vangelo, ma dal fare il Vangelo, non dal predicare ma dal diventare Vangelo, tutt’uno con ciò che annunci: una buona notizia che libera la vita.
Occorre mandare in rovina il regno ingannatore degli uomini genuflessi davanti agli idoli: potere, denaro, successo, egoismi. È a questi desideri sbagliati che Gesù dice due sole parole: taci, esci da lui. Dobbiamo valutare la serietà del nostro cristianesimo, opporsi al male dell’uomo, portare liberazione da ciò che ci opprime dentro, da ciò che ci soffoca.

“un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo”
Nella sinagoga, cioè nella chiesa, c’era uno spirito immondo!? Incredibile! Nel luogo sacro a Dio è presente uno spirito che è la negazione stessa di Dio. Perché gli scribi non se ne erano accorti?
Come è simile a tante nostre chiese! Sono chiuse alle cose nuove; tutto è scontato, tutto va bene, purché non si creino problemi, cioè, cose nuove. La prima conversione da praticare è all’interno della comunità, non fuori. Iniziare da dentro, dal nostro ambiente, da noi. Non basta il luogo santo, occorre la novità, l’arrivo di Gesù.
E’ la nostra vita. Si sente spesso come tutti abbiano delle aspettative nei nostri confronti. Come rispondere a tutti: famiglia, lavoro, vita sociale, amici… A volte non sappiamo più chi siamo. Spesso terminiamo il lavoro, ma non stacchiamo la spina.
Gesù comanda al demonio di uscire dall’uomo: “Lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui”. Talvolta anche noi sentiamo il bisogno di gridare, di buttare fuori la nostra rabbia, la paura che ci perseguita, il dolore che ci paralizza, quel demone che ci vuole schiavi: preferiamo rinchiuderci nelle nostre paure che lasciare che Gesù “rovini” la nostra vita.
Non basta la famiglia per trovare la serenità. Quante famiglie vivono in uno stato di continua tensione, di contrasto quotidiano! Allora occorre trovare la novità! Ed è a portata di mano, è Gesù!
Gesù è pronto al confronto e può aiutare meglio chi si manifesta che chi fa finta di niente. Facciamo una vero confronto fra le cose che propone il mondo (sballo, divertimento, denaro, sesso, carriera) e quelle che insegna Gesù. Anche noi, alla fine, ripeteremo le parole della gente della Palestina: “Chi è mai costui? Ci sta dando un insegnamento nuovo che rivoluziona la nostra vita e ce la fa godere.”

“Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci!”
L’affermazione dell’indemoniato è terribile. È demoniaca una fede che tiene il Signore lontano dalla quotidianità, che lo relega nel sacro senza calare nella dura quotidianità. È demoniaca una fede che resta alle parole che professa la fede in un Dio che non c’entra con la nostra vita.
L’indemoniato è anonimo -può essere chiunque di noi ed è la figura di colui che rifiuta la Parola. L’uomo posseduto dallo spirito impuro grida, un po’ come fanno i bambini, quando non hanno ancora le parole per esprimersi. Gesù libera l’uomo dal demonio, mentre tutti ne hanno paura, e compie questo nel giorno di sabato, cosa non consentita secondo la legge.
Il rischio presente nella nostra Chiesa è di credere, pasciuti e annoiati, di possedere una fede chiusa nel recinto del sacro, una fede fatta di formalismi e di tradizioni, che però non riesce ad incidere, a cambiare la mentalità e il destino del mondo. Una fede che non cambia la vita, l’economia, la politica, la giustizia, è una fede fintamente cristiana. La sfida è tornare ad essere veri discepoli.

“Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità”.
Così dice la gente, ammirata di Gesù. Ha ragione! Gesù ha rivoluzionato la storia sbalordendo tutti.
Così il Cristianesimo può divenire un insegnamento nuovo. L’esempio ci viene da Cristo: l’amore, lo spirito di sacrificio, la disponibilità al servizio, la povertà, la purezza d’animo, la tolleranza sono virtù possibili.
Al centro è il tema della parola con particolare accento sulla sua efficacia e sulla sua autorevolezza.
Nel nostro mondo che vive della comunicazione personale e di massa, siamo abituati a relazionarci tra di noi utilizzando differenti linguaggi. Ma i messaggi di cui spesso siamo inconsapevoli destinatari, pensiamo solo alle pubblicità, hanno finalità non sempre ben evidenti e chiare per tutti. Così i buoni profeti parlano e agiscono in coerenza e i cattivi invece sono attenti solo alle cose del mondo (potere, soldi, etc.). E’ questa la differenza tra chi parla per cultura, come gli scribi, e Gesù, che è autorevole perché dimostra con i fatti che la parola può liberare l’uomo, e acquista autorevolezza perché coerente nel vivere la volontà di Dio. Anche noi possiamo essere, seppure in modo molto limitato, parola vivente con la nostra testimonianza.
L’indemoniato reagisce alle proposte di Gesù e si spaventa, ma chi non reagisce è peggiore, perché o non ha capito o fa solo finta di ascoltare, per non permettere alla parola di Gesù di scalfirlo, e continua a vivere una religiosità tranquilla.
misterogrande.org


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