Pereto - Rocca di Botte

giovedì 10 novembre 2016

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Giustizia ed Equità.

1. Due parole da coniugare

La persona adorna della virtù della giustizia si preoccupa di mettere l’interlocutore a suo agio in modo tale da instaurare una relazione di reciproca accoglienza.
Se ti accorgi di essere stato imbrogliato nel lavoro commissionato o nello scambio commerciale, la relazione che ne deriva è di reciproco disagio e quindi non è una relazione giusta.

L’equità aiuta la persona a cogliere ogni aspetto onde soddisfare “in toto” le esigenze dell’interlocutore.
Un dottore diceva: l’elettrocardiogramma lo fa la macchia, ma il modo di interloquire con il paziente dipende da me.
Il pio Israelita si sentiva sorretto dal Signore sul letto del doloro e nella sua malattia.  Il Signore lo faceva sentire a proprio agio ( giusto ) nella malattia. Dio giustifica quando ci rivolgiamo a lui con fede.

2. Lo sguardo di Paolo volto al tramonto

a) Paolo ha la sensazione che i suoi giorni stanno volgendo al termine.
Dinanzi alla soglia della morte confida al suo amico Timoteo il sunto della sua vita fatto alla luce della fede che intende professare fino all’ultimo respiro.

Ora scioglie le vele a quella barca che lo deve  traghettare sulla sponda dell’eternità.
È la stessa barca che durante la vita lo ha sballottato per i mari in tempesta: quasi a dire che entra nell’altro mondo con tutta la sua storia di fede.

b) Il Signore, giusto giudice.
Il suo giudizio verterà sulla fede che, entrando in dialogo con le nostre vicende umane, ci ha guidati lungo il cammino della vita.
Abramo credé  al Signore che glielo accreditò come giustizia ( Genesi 15,6 ).
 Una fede che si fa storia acquistando i lineamenti somatici del credente.
I suggerimenti del Signore, infatti, si realizzano nel vissuto del credente.

3. Ancora sulla preghiera.

a) Per la seconda volta consecutiva la liturgia domenicale ci propone il tema della preghiera.
Di per sé la preghiera attraversa sempre le nubi; quando ciò non accade è perché i suoi contenuti non corrispondono al reale vissuto dell’orante.
Pregare non è dire le preghiere, si diceva domenica scorsa!
Oggi aggiungiamo che la preghiera è tale quando spinge l’orante a stabilire relazioni di giustizia o a ridare dignità al povero.

<< Dio giustifica>>, espressione ascoltata tantissime volte durante questo Anno Santo della Misericordia che sta volgendo al termine.
La giustificazione viaggia sul binario delle opere di misericordia.
Chi le compie con fede, cioè con la coscienza di essere strumento nelle mani di Dio, sarà messo a suo agio al cospetto di Dio dal Figlio dell’uomo.
Queste opere, a loro volta, rendono la preghiera capace di attraversare le nubi perché nutrita dalle azioni che rendono giustizia al povero.

b) << Due uomini salirono al tempio a pregare>>

Questo inizio della parabola fa venire in mente espressioni simili dette da Gesù:
Due uomini saranno nel campo
Due donne macineranno alla mola
Due si troveranno in un sol letto
Di costoro si dice: uno verrà preso e l’altro lasciato.
Dei due della parabola: l’uno tornò a casa sua giustificato a differenza dell’altro.

Non ostante le esposizioni e le sovrapposizioni mediatiche, andiamo sempre più privatizzando il nostro mondo interiore  da sottrarlo allo sguardo di Dio e perfino a noi stessi.
Conta il comportamento esteriore!

All’inizio di ogni celebrazione non diciamo che abbiamo peccato in pensieri?
In una azione delittuosa cos’è la ricerca del movente se non il tentativo di entrare nel mondo interiore di colui che ha commesso il fatto allo scopo di valutarne la gravità?
Nella sottovalutazione del mondo interiore si annidano i germi dei vari esaurimenti!
Gesù chiama ipocrita colui che si preoccupa di lavare l’esterno, mentre l’interno è pieno di ogni azione malvagia.
Il pubblicano della parabola durante la preghiera aprì la porta del suo cuore allo sguardo di Dio a differenza del fariseo che pregava invitando  Dio a prendere in considerazione le sue azioni.

4. << Nel nome della misericordia >>

Questo è il tema della Giornata Missionaria Mondiale che si celebra oggi.
Nell’Anno Santo della Misericordia  non poteva essere scelta altra proposta per la riflessione, invitandoci a coniugare la missione con la misericordia.

Nel nome della misericordia è lo stesso che dire: andate, annunciate  “nel nome di Dio” buono e misericordioso le sue grandi opere che sono meravigliose perché intrise di misericordia.

La Giornata Missionaria ci sollecita a raccontare la misericordia di Dio attraverso i nostri gesti di misericordia.
Fare esperienza di misericordia equivale a cogliere lo sguardo benevolo del prossimo ancorché venato dalle umane fragilità.
La Giornata Missionaria sia vista come una ulteriore possibilità offerta dall’Anno Santo per diventare testimoni della misericordia divina resa nota da Gesù.

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