Pereto - Rocca di Botte

lunedì 19 marzo 2018

V Domenica di Quaresima anno B - 18 Marzo 2018

Cristo, 
nei giorni della sua vita terrena, 
offrì preghiere e suppliche, 
con forti grida e lacrime, 
a Dio che poteva salvarlo da morte e, 
per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. 


Pur essendo Figlio, 

imparò l’obbedienza da ciò che patì e, 
reso perfetto, 
divenne causa di salvezza eterna 
per tutti coloro che gli obbediscono.

(Eb 5, 7-9)


“Come guardo io il crocifisso?"
 Per spiegare il significato della sua morte e risurrezione, Gesù si serve di un’immagine e dice: 

«Se il chicco di grano, caduto in terra, 
non muore, rimane solo; se invece muore, 
produce molto frutto» (Gv 12,24). 

Vuole far capire che la sua vicenda estrema – cioè la croce, morte e risurrezione – 
è un atto di fecondità – le sue piaghe ci hanno guariti – 
una fecondità che darà frutto per molti. 
Così paragona sé stesso al chicco di grano che marcendo nella terra genera nuova vita. 

Questo è il mistero di Cristo. 
Va’ verso le sue piaghe, entra, contempla; 
vedi Gesù, ma da dentro.

E questo dinamismo del chicco di grano, compiutosi in Gesù, 
deve realizzarsi anche in noi suoi discepoli: 
siamo chiamati a fare nostra questa legge pasquale del perdere la vita 
per riceverla nuova ed eterna. 
E che cosa significa perdere la vita
Cioè, che cosa significa essere il chicco di grano? 
Significa pensare di meno a sé stessi, agli interessi personali, 
e saper “vedere” e andare incontro ai bisogni del nostro prossimo, 
specialmente degli ultimi. 

(Papa Francesco, Angelus 18 Marzo 2018)




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