Pereto - Rocca di Botte

sabato 23 marzo 2013

Domenica delle Palme


Domenica 24 Marzo 2013: VI Domenica di Quaresima  
                          Domenica delle Palme


“Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori”. Il canto del servo che oggi ascoltiamo nella prima lettura mette in relazione la forza di “presentare il dorso ai flagellatori”, e cioè di affrontare la violenza ingiusta senza opporvisi, all'ascolto di Dio. è a Dio che bisogna imparare a non opporre resistenza, prima che ai flagellatori. Perché è prima di tutto la proposta che Dio ti fa – quella di vivere un amore radicale, senza cedere mai alla violenza – a trovare dentro di noi una resistenza fortissima. Non è possibile che questa sia la volontà di Dio, non è possibile che Dio voglia che non rispondiamo al male e alla palese menzogna di una situazione ingiusta e inautentica. Le vittime innocenti, chi le vendica, se anche Dio non fa niente? È questa la grande domanda posta dal racconto della passione di Gesù che ascoltiamo oggi, ma è anche la domanda che sale nel cuore quando viviamo personalmente una situazione difficile, in cui sembrano vincere i prepotenti e i bugiardi, i violenti e gli arroganti. Eppure la volontà di Dio è quella che risplende nell'atteggiamento di Gesù, che tanti anni dopo la sua morte paolo descrivere in quel canto che ascoltiamo nella seconda lettura: “umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte”. Per obbedienza Gesù è giunto alla morte. Di nuovo il rapporto tra obbedienza a Dio e morte. Ma perché?
E le domande aumentano man mano che leggiamo il grande racconto della passione. Sin dall’inizio le parole di Gesù ai discepoli sono strane, enigmatiche: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: “E fu annoverato tra gli empi”. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!». Che cosa vuol dire il Signore? Per lui è arrivato il momento della lotta. Si tratta di una lotta interiore, che avviene prima di tutto dentro di lui. Ma essa riguarderà anche i suoi discepoli, che dovranno fare i conti con un aspro combattimento interiore: davvero scegliere di ascoltare Dio, e di fare la sua volontà, porta sulla strada della croce, della non-violenza che accetta di rimanere disarmati e nudi mentre si fanno i conti con l’ingiustizia, la menzogna, la violenza? Occorre prepararsi, ed attrezzarsi, perché la lotta è dura. Le spade che gli sono presentate sono rifiutate, perchè proprio questo è in gioco: la sapienza divina che rifiuta la violenza anche di fronte alla violenza, e cerca un’altra strada di salvezza.E che Gesù si riferisse non alla spada di ferro, alle armi della fede e della preghiera si vede bene nel racconto dell’Orto degli Ulivi, prima dell’arresto: «Pregate, per non entrare in tentazione». È la preghiera l’arma che tiene lontani dalla tentazione. Di quale tentazione si tratta? Di quella di prendere le spade, appunto, cioè di rispondere alle contraddizioni e alla violenza delle situazioni della vita con altrettanta violenza, finendo solo per moltiplicare così il male. La preghiera è quella che ti mette nel cuore l’energia per contrapporti al male con il bene, e così seguire Gesù.«Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna» dirà Ponzio Pilato ai capi dei sacerdoti. Ecco: quando un uomo fa l’esperienza del male, e si mantiene innocente, senza motivi di condanna: questa è la volontà di Dio. la via di Gesù è la via dell’innocente che rimane tale anche perché decide di non rispondere al male che gli si infligge con il male che egli infligge agli altri.Alla fine si racconta delle donne che preparano aromi e oli profumati. Quella preparazione sarà inutile, perché esse non troveranno più il corpo di Gesù nel sepolcro. Risvegliandolo dalla morte, Dio metterà il suo sigillo sulla vicenda di questo innocente, che non ha nessun motivo per essere condannato, e che sceglie di percorrere fino in fondo la strada della mitezza e della non violenza, accettando persino di essere ucciso, pur di non diventare vendicativo, cattivo, ingiusto. Dio, facendolo risorgere, dirà a tutti: questo è davvero la vita umana come la voglio io, questo è l’Adamo uscito dalle mie mani all’inizio, l’innocente che lotta per rimanere innocente, anche di fronte all’esperienza del male. Ma arrivare a scegliere di vivere così, come Gesù, secondo la volontà di Dio, nell’amore, non è semplice, né spontaneo. È frutto di una lotta, che inizia dallo scegliere di obbedire alla Parola di Dio, di ascoltarla, di metterla in pratica anche nelle situazioni difficili e dolorose.


a cura di Gianni Caliandro www.omelie.org



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