Domenica 24 Marzo 2013: VI Domenica di Quaresima
Domenica delle Palme
Domenica delle Palme
“Il
Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai
flagellatori”. Il canto del servo che oggi ascoltiamo nella prima
lettura mette in relazione la forza di “presentare il dorso ai
flagellatori”, e cioè di affrontare la violenza ingiusta senza
opporvisi, all'ascolto di Dio. è a Dio che bisogna imparare a non
opporre resistenza, prima che ai flagellatori. Perché è prima di
tutto la proposta che Dio ti fa – quella di vivere un amore
radicale, senza cedere mai alla violenza – a trovare dentro di noi
una resistenza fortissima. Non è possibile che questa sia la volontà
di Dio, non è possibile che Dio voglia che non rispondiamo al male e
alla palese menzogna di una situazione ingiusta e inautentica. Le
vittime innocenti, chi le vendica, se anche Dio non fa niente? È
questa la grande domanda posta dal racconto della passione di Gesù
che ascoltiamo oggi, ma è anche la domanda che sale nel cuore quando
viviamo personalmente una situazione difficile, in cui sembrano
vincere i prepotenti e i bugiardi, i violenti e gli arroganti. Eppure
la volontà di Dio è quella che risplende nell'atteggiamento di
Gesù, che tanti anni dopo la sua morte paolo descrivere in quel
canto che ascoltiamo nella seconda lettura: “umiliò se
stesso
facendosi obbediente fino alla morte”. Per obbedienza Gesù
è giunto alla morte. Di nuovo il rapporto tra obbedienza a Dio e
morte. Ma perché?
E le domande aumentano man mano che leggiamo il
grande racconto della passione. Sin dall’inizio le parole di Gesù
ai discepoli sono strane, enigmatiche: «Ma ora, chi ha una borsa la
prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello
e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa
parola della Scrittura: “E fu annoverato tra gli empi”. Infatti
tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». Ed essi
dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».
Che cosa vuol dire il Signore? Per lui è arrivato il momento della
lotta. Si tratta di una lotta interiore, che avviene prima di tutto
dentro di lui. Ma essa riguarderà anche i suoi discepoli, che
dovranno fare i conti con un aspro combattimento interiore: davvero
scegliere di ascoltare Dio, e di fare la sua volontà, porta sulla
strada della croce, della non-violenza che accetta di rimanere
disarmati e nudi mentre si fanno i conti con l’ingiustizia, la
menzogna, la violenza? Occorre prepararsi, ed attrezzarsi, perché la
lotta è dura. Le spade che gli sono presentate sono rifiutate,
perchè proprio questo è in gioco: la sapienza divina che rifiuta la
violenza anche di fronte alla violenza, e cerca un’altra strada di
salvezza.E che Gesù si riferisse non alla spada di ferro, alle
armi della fede e della preghiera si vede bene nel racconto dell’Orto
degli Ulivi, prima dell’arresto: «Pregate, per non entrare in
tentazione». È la preghiera l’arma che tiene lontani dalla
tentazione. Di quale tentazione si tratta? Di quella di prendere le
spade, appunto, cioè di rispondere alle contraddizioni e alla
violenza delle situazioni della vita con altrettanta violenza,
finendo solo per moltiplicare così il male. La preghiera è quella
che ti mette nel cuore l’energia per contrapporti al male con il
bene, e così seguire Gesù.«Non trovo in quest’uomo alcun
motivo di condanna» dirà Ponzio Pilato ai capi dei sacerdoti. Ecco:
quando un uomo fa l’esperienza del male, e si mantiene innocente,
senza motivi di condanna: questa è la volontà di Dio. la via di
Gesù è la via dell’innocente che rimane tale anche perché decide
di non rispondere al male che gli si infligge con il male che egli
infligge agli altri.Alla fine si racconta delle donne che
preparano aromi e oli profumati. Quella preparazione sarà inutile,
perché esse non troveranno più il corpo di Gesù nel sepolcro.
Risvegliandolo dalla morte, Dio metterà il suo sigillo sulla vicenda
di questo innocente, che non ha nessun motivo per essere condannato,
e che sceglie di percorrere fino in fondo la strada della mitezza e
della non violenza, accettando persino di essere ucciso, pur di non
diventare vendicativo, cattivo, ingiusto. Dio, facendolo risorgere,
dirà a tutti: questo è davvero la vita umana come la voglio io,
questo è l’Adamo uscito dalle mie mani all’inizio, l’innocente
che lotta per rimanere innocente, anche di fronte all’esperienza
del male. Ma arrivare a scegliere di vivere così, come Gesù,
secondo la volontà di Dio, nell’amore, non è semplice, né
spontaneo. È frutto di una lotta, che inizia dallo scegliere di
obbedire alla Parola di Dio, di ascoltarla, di metterla in pratica
anche nelle situazioni difficili e dolorose.
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