Pereto - Rocca di Botte

martedì 15 marzo 2016

QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA


IDEA LUCE: Neanch’io ti condanno.



  1. Gesù assume un atteggiamento di attesa  perché desidera estendere la sua misericordia anche agli accusatori della donna.

Nel frattempo scrive per terra. Ma poiché le disposizioni interiori tardano a manifestarsi, sarà lo stesso Gesù a provocarle: Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei.

Parole che provocano una reazione  conseguenza di una immediata introspezione condotta sul binario della sincerità e della umiltà.

Il Giudice quando formula il giudizio deve tener conto della sua personale condotta!?

Costoro l’hanno fatto!

La parola di Gesù aveva richiamato alla loro mente peccati sopiti o lontani nel tempo ( quindi metabolizzati ) oppure peccati con i quali avevano finito per conviverci.

A differenza della nostra epoca in cui condanniamo nella speranza che i nostri “debiti” non s’appurino. Viviamo, infatti, in un tempo basato su questa mentalità diffusa: finché il mio non s’appura sono un onesto cittadino.



  1. a)  Il perdono di Gesù è legato ad un proposito che la donna deve mettere in pratica: Va’ e d’ora in poi non peccare più.

Il perdono è legato al proposito di prendere le distanze dal male fatto; fare una scelta di una nuova pista sulla quale cominciare a danzare la vita con più agili coreografie; girare pagina e provare a scrivere il diario direttamente in bella.



            b)  <<  Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più >>

  • Senza questo atto sincero di pentimento è come se stessi a dire: perdonami, Signore, ma quando lo decido io. Per il momento tienilo sospeso perché ho ancora altri “sassolini” da togliermi.

Si racconta che un signore uscito di chiesa confidasse agli intimi in piazza il contenuto della sua preghiera appena fatta: ho detto a Gesù Cristo “segna!” ( = mettimelo in conto!), ma io la soddisfazione contro  quel tale me la devo togliere!



  • Oltre al proposito vero e sincero, è necessario per ottenere il perdono, prendere coscienza che quello che ho fatto è ritenuto male da Dio.

Più nutriamo la fede con la parola di Dio, più ci accorgiamo di ciò che è male ai suoi occhi.

Davide aveva collocato il suo duplice delitto ( adulterio e omicidio ) nell’ambito, oggi si direbbe, della “ragion di Stato”.

Ma quando il profeta Natan gli fa capire che dinanzi a Dio non esistono giustificazioni legate al ruolo o al grado gerarchico, si sente nudo dinanzi alla sua coscienza e dichiara: il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Quello che è male ai tuoi occhi ( Dio )io l’ho fatto.

In seguito a questa predisposizione d’animo, Natan comunica a Davide il perdono accordatogli da Dio.




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