DECIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Prima domenica del mese: preghiamo per i benefattori.
Ti preghiamo, Signore, per tutti coloro che hanno seminato germi di vita cristiana nei solchi della vita di questa Comunità. La nostra preghiera si fa impegno perché crescano così da permettere
alla tua “buona notizia” di continuare a nutrire le future generazioni.Preghiamo.
Paolo si racconta.
Divide la sua narrazione in due parti ben distinte.
1. C’è un prima … dell’esperienza sulla via di Damasco.
Allora come anche oggi ( il modo di pensare umano tarda a cambiare ) chi ritiene di stare nella
verità non si accontenta di viverla in prima persona, ma desidera condividerla e desidera che sia
Fin qui “nulla questio”!
Il problema nasce quando, oggi come allora, non ci si ferma al dialogo, anche serrato ( apologetico o polemico che sia) ma si passa alla imposizione della propria verità. Nel cosiddetto mondo occidentale si monopolizzano i mezzi della comunicazione sociale.
Un giorno a Gesù fu chiesto: con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità? ( Mt.
La risposta oggi sarebbe stata: ma tu che diritto hai di farmi questa domanda?
Se questo accade a livello interpersonale, non avviene però quando esportiamo le nostre Istituzioni
con la forza o vogliamo ricondurre entro le Istituzioni chi si è allontanato ( Paolo, in fondo, andava
a Damasco con questo scopo).
Quando accade questo, noi cadiamo nello stesso errore di Paolo: errore che la storia umana non è
ancora riuscita a correggere!
Paolo affermava di essere accanito sostenitore della tradizione dei padri e pretendeva di riportare ,
con l’uso della forza, entro l’alveo di questa tradizione tutti coloro che avevano trasbordato o, come
si dice oggi, cambiato casacca.
Quando col dialogo non si approda a nulla, l’unica strada da imboccare è quella della testimonianza
di vita. Ciò permetterebbe all’umanità di evolversi culturalmente.
2. C’è un dopo … l’esperienza sulla via di Damasco.
Su questa strada Paolo prende coscienza che la fede in Cristo non va imposta, ma annunciata.
L’annuncio non si fonda su argomentazioni teologiche, ma sulla testimonianza di vita di colui che
Queste le parole di Gesù:
- Andate, annunciate il vangelo …
- Sarete miei testimoni …
Paolo, diventato apostolo, si guarderà bene di imporre questo suo nuovo credo; anzi, enumera tutto
ciò che ha subito per esso in 2 Cor.11,24 ss.:
cinque volte da Giudei ho ricevuto i trentanove colpi; tre volte sono stato battuto con le verghe, una
volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balia
Alla luce di queste parole anche l’espressione “raccogliere le sfide del nostro tempo” va abolita o
Non sono le religioni, ma gli uomini che le propagandano le filtrano secondo la propria indole e le
aspirazioni che nutrono così da renderle pretesto di lotta.
3. Paolo si è convertito innanzitutto per aver saputo inserire nella tradizione dei padri Gesù
quale Figlio di Dio e anche per aver compreso che le idee si propongono, e la fede si vive in prima
persona “perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt. 5,16 ).
Da queste parole si comprende che il testimone non ha riscontri diretti sull’efficacia della sua
Se ciò fosse avrebbe già ricevuto la sua ricompensa ( cfr Mt. 6,1-6 ), e starebbe al di fuori della
logica del cristianesimo.
Prima domenica del mese: preghiamo per i benefattori.
Ti preghiamo, Signore, per tutti coloro che hanno seminato germi di vita cristiana nei solchi della vita di questa Comunità. La nostra preghiera si fa impegno perché crescano così da permettere
alla tua “buona notizia” di continuare a nutrire le future generazioni.Preghiamo.
Paolo si racconta.
Divide la sua narrazione in due parti ben distinte.
1. C’è un prima … dell’esperienza sulla via di Damasco.
Allora come anche oggi ( il modo di pensare umano tarda a cambiare ) chi ritiene di stare nella
verità non si accontenta di viverla in prima persona, ma desidera condividerla e desidera che sia
Fin qui “nulla questio”!
Il problema nasce quando, oggi come allora, non ci si ferma al dialogo, anche serrato ( apologetico o polemico che sia) ma si passa alla imposizione della propria verità. Nel cosiddetto mondo occidentale si monopolizzano i mezzi della comunicazione sociale.
Un giorno a Gesù fu chiesto: con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità? ( Mt.
La risposta oggi sarebbe stata: ma tu che diritto hai di farmi questa domanda?
Se questo accade a livello interpersonale, non avviene però quando esportiamo le nostre Istituzioni
con la forza o vogliamo ricondurre entro le Istituzioni chi si è allontanato ( Paolo, in fondo, andava
a Damasco con questo scopo).
Quando accade questo, noi cadiamo nello stesso errore di Paolo: errore che la storia umana non è
ancora riuscita a correggere!
Paolo affermava di essere accanito sostenitore della tradizione dei padri e pretendeva di riportare ,
con l’uso della forza, entro l’alveo di questa tradizione tutti coloro che avevano trasbordato o, come
si dice oggi, cambiato casacca.
Quando col dialogo non si approda a nulla, l’unica strada da imboccare è quella della testimonianza
di vita. Ciò permetterebbe all’umanità di evolversi culturalmente.
2. C’è un dopo … l’esperienza sulla via di Damasco.
Su questa strada Paolo prende coscienza che la fede in Cristo non va imposta, ma annunciata.
L’annuncio non si fonda su argomentazioni teologiche, ma sulla testimonianza di vita di colui che
Queste le parole di Gesù:
- Andate, annunciate il vangelo …
- Sarete miei testimoni …
Paolo, diventato apostolo, si guarderà bene di imporre questo suo nuovo credo; anzi, enumera tutto
ciò che ha subito per esso in 2 Cor.11,24 ss.:
cinque volte da Giudei ho ricevuto i trentanove colpi; tre volte sono stato battuto con le verghe, una
volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balia
Alla luce di queste parole anche l’espressione “raccogliere le sfide del nostro tempo” va abolita o
Non sono le religioni, ma gli uomini che le propagandano le filtrano secondo la propria indole e le
aspirazioni che nutrono così da renderle pretesto di lotta.
3. Paolo si è convertito innanzitutto per aver saputo inserire nella tradizione dei padri Gesù
quale Figlio di Dio e anche per aver compreso che le idee si propongono, e la fede si vive in prima
persona “perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt. 5,16 ).
Da queste parole si comprende che il testimone non ha riscontri diretti sull’efficacia della sua
Se ciò fosse avrebbe già ricevuto la sua ricompensa ( cfr Mt. 6,1-6 ), e starebbe al di fuori della
logica del cristianesimo.
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